Oggi a Roma si tiene la giornata finale italiana del progetto INTERREG-MED Plastic Busters MPAs per discutere sulle platiche e i rifiuti marini nel Mediterraneo. L’evento è in presenza, con diretta streaming e con iscrizione obbligatoria al link https://forms.gle/LQyTLdXf5qMoFCPq9.
Plastic Busters, avviata nel 2018, è un’iniziativa di cooperazione tra molti Stati che si affacciano sul Mediterraneo e che ha coinvolto diverse aree protette con l’obiettivo di monitorare e valutare la presenza di rifiuti marini per prevenire, mitigare e ridurre i rischi ambientali connessi alla loro presenza. Un’occasione per condividere con il Parco Nazionale Arcipelago Toscano, l’università di Siena, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) Iucn, Legambiente, Wwf e altri partner esperti i risultati del progetto e le prospettive future.
In realtà la conferenza di chiusura internazionale di Plastic Busters MPAs si è tenuta ad Atene il 12-13 aprile con almeno 140 partecipanti (105 di persona e 35 online) provenienti da 14 Paesi. Un evento particolarmente carico di significato, visto che ha riunito per la prima volta i partner del progetto internazionale, esperti di rifiuti marini e Aree marine protette dall’inizio della pandemia di Covid-19. Ad Atene sono state condivise le conoscenze, il know-how, le esperienze e le lezioni apprese dall’attuazione delle azioni dimostrative e di replicazione che affrontano l’intero ciclo di gestione dei rifiuti marini, dal monitoraggio e valutazione alla prevenzione e mitigazione. L’evento è stato organizzato congiuntamente dal ministero dell’ambiente e dell’energia della Grecia, da MIO-ECSDE, dall’università di Siena e da Ispra, in collaborazione con COMPSUD.
Dionysia-Theodora Avgerinopoulou, presidente del Comitato permanente speciale per la protezione ambientale del Parlamento ellenico e vicepresidente del Circle of Mediterranean Parliamentarians for Sustainable Development (COMPSUD) che ha evidenziato «L’importanza dei risultati, delle raccomandazioni di Plastic Busters MPAs» e e ha sottolineato che «Il ruolo e la responsabilità dei parlamenti e degli eletti come me sono significative nell’adozione di queste raccomandazioni e nella loro realizzazione. Ma dobbiamo lavorare insieme in tutta la regione e in piattaforme regionali come il Circle of Mediterranean Parliamentarians for Sustainable Development, di cui sono un membro attivo, perché ci consentano di lavorare in modo informato e coordinato».
Nel suo intervento, il presidente di COMPSUD Moh Rejdali ha riconosciuto «Il grande sforzo fatto dal team di progetto per fornire i risultati attesi del progetto, nonostante tutti gli ostacoli posti dalla pandemia globale. Per i membri di COMPSUD, i Parlamentari della maggior parte dei Paesi mediterranei con una sincera preoccupazione per lo sviluppo sostenibile della regione, è estremamente necessaria una guida basata su prove su come affrontare efficacemente la sfida dell’inquinamento marino da plastica. E progetti come Plastic Busters MPAs, affrontando l’intero ciclo di gestione dei rifiuti marini e concentrandosi sull’interfaccia scienza-politica-società, stanno facendo esattamente questo».
Sono passati quasi 4 anni da quando Plastic Busters MPA ha iniziato il suo viaggio per affrontare i rifiuti marini nelle Aree marine protette del Mediterraneo e il progetto ha ottenuto molto: un’analisi diagnostica completa unica nel suo genere della presenza e degli effetti dei rifiuti marini nelle AMP del Mediterraneo, strumenti e approcci per il monitoraggio e la valutazione dei rifiuti marini; showcases e linee guida sulle misure delle buone pratiche, in particolare incentrate sul taglio della plastica monouso nelle AMP del Mediterraneo, e molto altro ancora.
Dal summit finale sono emersi alcuni punti fermi:
Le AMP sono in prima linea di fronte alla minaccia dei rifiuti marini ed è necessaria un’azione urgente. Tutte le AMP studiate erano caratterizzate da un’elevata abbondanza di rifiuti marini; indicativamente la densità dei rifiuti sulle spiagge era molto più alta del valore soglia europeo di 20 rifiuti per 100 metri di costa.
Le AMP non sono impotenti, ma possono affrontare la minaccia dei rifiuti marini rendendo direttamente operative misure mirate di prevenzione e mitigazione. In effetti, le AMP possono fungere da forza unificante e catalizzatore per il cambiamento verso coste e mari liberi da rifiuti attraverso l’elaborazione partecipativa e l’attuazione di piani d’azione specifici per i rifiuti marini.
Affrontare l’inquinamento marino da plastica richiede un approccio al processo decisionale “source to sink”, nel quale viene preso in considerazione l’intero ciclo di vita della plastica, dall’origine al destino “finale”, e seguendola mentre si sposta lungo i comparti ambientali.
Invertire il ciclo del declino dell’ambiente costiero e marino richiede un cambio di paradigma nei nostri stili di vita e una trasformazione del modo in cui pensiamo e agiamo. A tal fine, l’alfabetizzazione oceanica e l’educazione allo sviluppo sostenibile sono fondamentali!
I prerequisiti e i fattori abilitanti per le innovazioni sociali efficaci che possono portare a un cambio di paradigma nel modo in cui produciamo e consumiamo sono: dati idonei allo scopo, processo decisionale partecipativo e approcci dal basso, azioni coordinate e multilivello, solidità metodologica e processi basati sullascienza.
Lo staff del progetto conclude: «La conferenza di chiusura delle Plastic Busters AMPs e l’intero progetto sono state esperienze davvero gratificanti e stimolanti; è stato prodotto e condiviso un patrimonio di conoscenze e know-how e questo non sarebbe stato possibile senza i membri del team Plastic Busters impegnati sul campo che hanno lavorato duramente per realizzare il sogno di un Mediterraneo senza rifiuti».
Durante la conferenza finale di Atene si è tenuto un segmento di alto livello in parallelo con la firma di un protocollo di intesa tra UNEP/MAP e COMPSUD con l’obiettivo di promuovere la cooperazione bilaterale per ecosistemi marini e costieri sani nella regione del Mediterraneo. Basandosi sulle precedenti collaborazioni, le due istituzioni «Lavoreranno insieme per accelerare l’attuazione della Convenzione per la protezione dell’ambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo (Convenzione di Barcellona) e dei suoi Protocolli attraverso sforzi coordinati di advocacy e un’interfaccia scienza-politica rafforzata».
Il protocollo d’intesa era già stato approvato dalle parti contraenti della Convenzione di Barcellona (21 paesi mediterranei e Unione europea, compresa l’Italia) in occasione della 22esima Conferenza delle parti, tenutasi dal 7 al 10 dicembre 2021 ad Antalya, in Turchia, che aveva anche rinnovato l’appartenenza del COMPSUD alla Mediterranean Commission on Sustainable Development (MCSD), l’organo consultivo multi-stakeholder delle Parti contraenti della Convenzione di Barcellona.
La coordinatrice di UNEP/MAP, Tatjana Hema, ha ricordato che «Dall’inizio dell’UNEP/MAP nel 1975, sono stati compiuti progressi significativi su più fronti, tra cui la riduzione dell’inquinamento e la protezione della biodiversità, attraverso l’introduzione di piani e misure regionali giuridicamente vincolanti. Dal 1995, il mandato conferitoci dalle Parti contraenti è stato risolutamente orientato al perseguimento dello sviluppo sostenibile. Abbiamo fatto passi da gigante nel sostenere gli sforzi dei Paesi in questo campo. Abbiamo elaborato una Strategia Mediterranea per lo Sviluppo Sostenibile ai sensi della Convenzione di Barcellona. Sono fiduciosa che i nostri partner COMPSUD ci daranno slancio per rafforzare l’attuazione di tutti questi impegni a beneficio della nostra regione».
Rejdali ha fatto notare che «Il protocollo d’intesa è arrivato in risposta alle aspettative dei paesi mediterranei e delle parti interessate nella regione. Ci impegniamo a raggiungere e mantenere il buono stato ambientale del Mediterraneo come definito dalla Convenzione di Barcellona, migliorare e ampliare l’educazione e la sensibilizzazione allo sviluppo sostenibile e promuovere l’accesso dei cittadini all’informazione ambientale, alla partecipazione attiva e alla giustizia, incoraggiando tutti i Paesi del Mediterraneo di aderire alla Convenzione di Aarhus. Gli ecosistemi sani sono fondamentali per il raggiungimento dell’Agenda 2030 e dei suoi Obiettivi di sviluppo sostenibile nella nostra regione».
Il protocollo d’intesa si concentra su 5aree di cooperazione: Sostenere l’attuazione della Convenzione di Barcellona e dei suoi Protocolli e promuoverne la ratifica universale e la loro applicazione attraverso legislazioni e misure nazionali; Mobilitare la diplomazia parlamentare a sostegno del multilateralismo regionale e della solidarietà per la protezione dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile; Rafforzare le interfacce scienza-politica e promuovere un dialogo multi-stakeholder per consentire nella regione l’elaborazione di politiche inclusive e basate sull’evidenza; Avviare iniziative congiunte di advocacy su temi prioritari comuni, come il cambiamento climatico, i rifiuti marini, la conservazione della biodiversità e le aree marine protette, la blue economy sostenibile, l’accesso all’informazione ambientale, la partecipazione e la giustizia e l’educazione allo sviluppo sostenibile; Promuovere e attuare iniziative comuni per far avanzare la realizzazione degli SDG nel Mediterraneo.
Nell’ambito dei suoi sforzi per impegnarsi con i parlamentari, l’UNEP/MAP collabora anche con l’Assemblea parlamentare del Mediterraneo (PAM) e l’Assemblea parlamentare dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (AP OSCE).
L’articolo Plastic Busters: le Aree marine protette al centro della lotta contro l’inquinamento da plastica sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.