L’Italia non ha recepito la Direttiva e ha violato gli obblighi previsti dalle norme sulla trasparenza del mercato unico: contro il nostro Paese è partita per questo una procedura di infrazione. Già nel 2021 noi l’allora Governo Draghi non aveva recepito le norme europee, violando gli obblighi previsti dalle leggi sulla trasparenza del mercato unico.
Così la Commissione europea avviò una procedura di infrazione contro il nostro Paese, inviandoci una lettera di costituzione in mora, e il 23 maggio scorso è stata definitivamente aperta la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva 2019/904 sulla plastica monouso (Direttiva SUP) e le norme procedurali dell’UE sulla trasparenza nel mercato interno.
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La Direttiva sulla plastica monouso è stata di fatto approvata dai 27 stati membri dell’Unione europea nell’ambito del negoziato sulla revisione del regolamento e delle direttive collegate sugli imballaggi e il riuso e tra le altre cose mira a vietare la plastica monouso per confezionare frutta e verdura di peso inferiore a 1,5 kg e piatti e bicchieri monouso all’interno dei locali, tranne in alcuni determinati casi.
Sono vietati anche i condimenti monouso e le singole confezioni di zucchero, caffè o simili (con eccezioni legate a motivi igienici) e, nel campo della cosmesi, i flaconcini monouso come i mini-saponi e mini-shampoo negli alberghi.
Ma la normativa non l’abbiamo recepita
Bruxelles ha contestato all’Italia 13 punti della legge, oltre alla mancata notifica preventiva del provvedimento alla Commissione, tra cui:
abbiamo escluso in modo ingiustificato dalla definizione di “plastica” i prodotti rivestiti in plastica in cui il rivestimento aveva un peso inferiore al 10% rispetto al peso totale del prodotto
per i prodotti in plastica destinati a entrare in contatto con gli alimenti (ad esempio piatti e posate), la legge italiana consente di aggirare il divieto europeo ricorrendo ad alternative in plastica biodegradabile e compostabile
per lo stesso motivo l’Ue contesta anche all’Italia gli incentivi per l’acquisto e l’uso di prodotti realizzati con materiali biodegradabili e compostabili, che rientrano nella definizione di plastica monouso e quindi vanno vietati
Molte nazioni europee col recepimento della direttiva si sono dotate di ulteriori leggi per contrastare l’impiego eccessivo di plastica usa e getta, ma, come fa notate Greenpeace, l’Italia ha ignorato l’obiettivo di andare oltre il monouso e la semplice sostituzione di un materiale con un altro, non promuovendo soluzioni basate sul riutilizzo.
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