Le pompe di calore sono tra le protagoniste indiscusse della transizione energetica delle nostre case. Grazie agli incentivi e a una crescente consapevolezza ambientale, hanno smesso di essere una tecnologia di nicchia per diventare il cuore pulsante di un nuovo modo di concepire il comfort domestico: efficiente, sostenibile e alimentato da energie rinnovabili. I modelli di oggi infatti scaldano d’inverno, rinfrescano d’estate, producono acqua calda sanitaria, il tutto con un impatto energetico nettamente inferiore rispetto alle vecchie caldaie a gas. Ma mentre celebriamo questa rivoluzione, una domanda cruciale emerge dal futuro, una domanda che riguarda il destino di milioni di apparecchiature una volta che giungeranno a fine vita. Cosa succede a una pompa di calore quando smette di funzionare e non è più in alcun modo riparabile? Si trasforma in un Rifiuto di Apparecchiatura Elettrica ed Elettronica (RAEE), la cui gestione è fondamentale per chiudere il cerchio dell’economia circolare. Per capire come migliorare le filiere di recupero, il consorzio Erion, nell’ambito del progetto europeo CE-RISE, ha lanciato un’indagine per capire il nostro livello di consapevolezza. Un sondaggio che ci chiama in causa direttamente, perché il primo passo per una gestione virtuosa parte proprio da noi: dalle nostre conoscenze e dai nostri comportamenti.
Il cuore tecnologico della transizione: cos’è davvero una pompa di calore?
Per comprendere come gestire correttamente il fine vita di una pompa di calore, dobbiamo prima capire cosa abbiamo installato (o più propriamente fatto installare) in casa. Non si tratta di un semplice elettrodomestico sebbene l’uso solitamente semplice lo possa far pensare), ma di una macchina termodinamica sofisticata. A differenza di una caldaia che produce calore bruciando un combustibile, la pompa di calore sposta il calore da un ambiente più freddo (l’aria esterna, il terreno, l’acqua) a uno più caldo (la nostra casa). Questo processo, incredibilmente efficiente, è reso possibile da un circuito sigillato al cui interno scorre un gas refrigerante (un F-Gas). Il cuore del sistema è il compressore, un motore elettrico che, insieme a valvole, scambiatori di calore e una scheda elettronica che governa il tutto, permette al ciclo di funzionare. Questa complessità costruttiva ci fa capire due cose fondamentali. Primo: una pompa di calore è una miniera di materie prime seconde. Contiene rame, alluminio, acciaio, plastiche e componenti elettronici preziosi. Secondo, e più importante: la presenza del gas refrigerante la classifica come un RAEE speciale, la cui gestione richiede competenze e procedure specifiche per evitare un danno ambientale enorme. I gas fluorurati, infatti, se liberati in atmosfera hanno un potenziale di riscaldamento globale (GWP) migliaia di volte superiore a quello della CO2. Ecco perché il suo smaltimento non può essere improvvisato.
Manutenzione e riparazione: il primo passo per una lunga vita circolare
Il sondaggio di Erion pone due domande cruciali: “Hai mai effettuato interventi di manutenzione?” e “Chi hai chiamato per effettuarli?”. Queste domande non sono casuali, ma toccano il primo, fondamentale principio dell’economia circolare: l’estensione della vita utile del prodotto. Una corretta manutenzione non solo garantisce l’efficienza e la sicurezza dell’impianto, ma ne posticipa il più a lungo possibile la sostituzione, evitando di generare un rifiuto prima del tempo. Ma chi è la figura corretta da contattare? La risposta è una sola: un tecnico frigorista certificato, in possesso del cosiddetto “patentino F-Gas”. Questa certificazione, obbligatoria per legge (D.P.R. 146/2018), è l’unica che abilita un professionista a intervenire sul circuito frigorifero di un’apparecchiatura. Qualsiasi intervento che richieda un controllo della pressione, una ricarica di gas o la riparazione di una perdita, deve essere eseguito da personale qualificato.
Affidarsi a un tecnico generico o, peggio, a un operatore non certificato, non solo è illegale, ma mette a rischio l’integrità dell’impianto e può causare la dispersione del gas refrigerante, con conseguenze ambientali gravissime. Una manutenzione periodica eseguita a regola d’arte è quindi il primo gesto di responsabilità, un investimento sulla durata del nostro bene e sulla salute del pianeta.
Fine vita: un RAEE speciale che non puoi abbandonare
Arriva inevitabilmente il giorno in cui la nostra pompa di calore deve essere sostituita. Cosa fare? Il sondaggio indaga proprio la nostra consapevolezza sulle corrette modalità di smaltimento. A causa della presenza del circuito frigorifero, la pompa di calore rientra nel Raggruppamento R1 (“Freddo e Clima”), lo stesso di frigoriferi e condizionatori. Questo significa che deve seguire l’iter di trattamento più rigoroso. Le opzioni legali e corrette sono due, entrambe gratuite per il cittadino.
Il ritiro “Uno contro Uno”: Questa è la via maestra. Quando acquistiamo una nuova pompa di calore, l’installatore o il rivenditore hanno l’obbligo legale di ritirare gratuitamente quella vecchia al momento della consegna della nuova. Saranno loro a farsi carico del trasporto presso un impianto di trattamento autorizzato. È la soluzione più semplice e sicura, che garantisce la tracciabilità del rifiuto. È fondamentale che il consumatore sia a conoscenza di questo suo diritto e lo esiga nelle forme opportune.
Il conferimento all’isola ecologica: Se dobbiamo smaltire una pompa di calore senza acquistarne una nuova (ad esempio, in caso di ristrutturazione), l’alternativa è il centro di raccolta comunale. Attenzione, però: non possiamo smontarla da soli e portarla all’isola ecologica. La disinstallazione deve essere sempre eseguita da un tecnico certificato F-Gas, che per prima cosa provvederà al recupero sicuro del gas refrigerante. Solo dopo questa operazione di bonifica, la carcassa della pompa di calore potrà essere trasportata e conferita come RAEE. Abbandonarla sul marciapiede o affidarla a svuota-cantine abusivi è un reato che comporta sanzioni pesanti e un danno ambientale certo.
Il passaporto digitale di prodotto: la rivoluzione trasparente del progetto CE-RISE
L’indagine di Erion non è fine a se stessa, ma è un tassello fondamentale del progetto europeo CE-RISE, che mira a sviluppare un sistema informativo basato sul Passaporto Digitale di Prodotto (DPP). Di cosa si tratta? Immaginiamo che ogni pompa di calore (e in futuro ogni prodotto) abbia una sua “carta d’identità” digitale, accessibile tramite un QR code. Questo passaporto conterrà tutte le informazioni cruciali del suo ciclo di vita: i materiali con cui è fatta, il tipo e la quantità di gas refrigerante, il manuale di installazione, lo storico delle manutenzioni e delle riparazioni, e, soprattutto, le istruzioni per un corretto smontaggio e riciclo a fine vita. Per un consumatore, significherebbe avere accesso a informazioni chiare e trasparenti. Per un tecnico della manutenzione, vorrebbe dire poter intervenire in modo più rapido ed efficace. Per un operatore del riciclo, significherebbe sapere esattamente come trattare quel rifiuto per massimizzare il recupero di materie prime seconde. Il sondaggio che ti proponiamo di compilare serve proprio a raccogliere i dati di base per costruire questo futuro, per capire quali informazioni mancano oggi e come colmare questo vuoto.
Il tuo contributo è prezioso: partecipa al sondaggio
La transizione verso un’economia veramente circolare non può prescindere dalla collaborazione di tutti gli attori della filiera, a partire proprio da noi consumatori. Comprendere il nostro livello di consapevolezza è il punto di partenza per creare campagne informative più efficaci, per migliorare i servizi di ritiro e per progettare prodotti futuri che siano più facili da riparare e riciclare.
Per questo ti invitiamo a dedicare pochi minuti del tuo tempo per rispondere al sondaggio di Erion. Le tue risposte, anonime e preziose, contribuiranno a costruire un futuro più sostenibile per le tecnologie che stanno rendendo le nostre case più amiche del clima.
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