Il 18 marzo si celebra la Giornata Mondiale del Riciclo, un’occasione per riflettere e agire sull’importanza del riciclo come strumento vitale per la salvaguardia dell’ambiente, l’attuazione dell’economia circolare e la conservazione delle risorse naturali.
In questa giornata, istituzioni, associazioni e cittadini si uniscono per promuovere pratiche sostenibili e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del riciclaggio e della gestione responsabile dei rifiuti.
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L’importanza del riciclo
Come sappiamo il miglior rifiuto è sempre quello che non viene prodotto. Quindi riduzione, riuso e riparazione rimangono elementi chiave di un ciclo sostenibile. Tutto ciò che non può però essere recuperato, è fondamentale che possa (essere disassemblato e) andare a riciclo.
Il riciclo riduce la necessità di estrazione di nuove materie prime, diminuendo l’impatto ambientale legato alle attività estrattive e industriali. Attraverso il riciclo, è possibile ridurre significativamente il consumo di energia, la produzione di emissioni climalteranti e la quantità di rifiuti destinati alle discariche. Questo perché verranno utilizzate come risorse le materie prime seconde.
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Prodotti che forse non ti aspetti nascano dal riciclo
Ora essendo nostre lettrici e lettori, molto probabilmente, sarete preparatissime e preparatissimi sul riciclo e il riutilizzo delle materie seconde per la realizzazione di molti prodotti. Sebbene molti di noi siano a conoscenza del riciclo di materiali comuni quali carta, vetro e plastica, esistono numerosi prodotti riciclati sorprendenti che emergono dalla creatività e dall’innovazione e che forse… non conoscente. Noi abbiamo deciso di celebrare la giornata mondiale del riciclo, svelandovene qualcuno tra i più particolari.
Il metano… bio dagli scarti agricoli e dai rifiuti di matrice organica
Dai rifiuti agricoli si può generare biogas che solitamente può essere utilizzato per produrre energia elettrica. Ma negli ultimi anni si lavora sempre di più per far sì che se ne possa trarre biometano. Quel che non tutti sanno è che tra gli obiettivi vi è quello di immettere in rete tale gas… rinnovabile e (non più) fossile.
A dare i dati delle possibili proiezioni sono stati – durante Ecomondo 2022 – il CIB e il CIC. Dal 2017, anno in cui il primo impianto associato al CIC ha immesso i primi metri cubi di biometano in rete, la situazione è andata evolvendosi rapidamente. Secondo le stime del CIC, già nel 2022 venivano immessi in rete 167 milioni di metri cubi di biometano e biogas ottenuto da Forsu (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano) e nel 2024 potrebbero essere intorno a 250 metric ubi. Sono in corso di realizzazione e avviamento impianti che hanno la potenzialità di produzione nazionale di biometano a partire da rifiuti organici fino a 300 milioni di m3 al 2025 e a traguardare la soglia di 1 miliardo di m3 come potenzialità massima al 2030.
Per avere qualche ulteriore numero per far comprendere l’importanza del biometano possiamo citare un caso. Dal 2023,ad esempio, rifiuti e sottoprodotti derivanti dall’agricoltura e dall’allevamento – quali effluenti zootecnici, matrici agricole e biomasse residuali – lavorati dall’impianto Enibioch4in divengono biometano che viene immesso nella rete AcegasApsAmga. Secondo i dati diffusi l’impianto – il primo del genere in Friuli Venezia Giulia – a regime consente di immettere fino a 499 smc/ora di biometano. Per capirne la portata, se equiparato al fabbisogno delle automobili, tale cifra corrisponde ai consumi annui di circa 5000 autovetture e al conseguente abbattimento delle emissioni di CO2, su tutto il ciclo produttivo, fino a circa il 67% rispetto all’equivalente quantitativo di metano fossile.
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Dalle conchiglie scartate nascono prodotti per l’edilizia
Ogni anno oltre 7 milioni di tonnellate di conchiglie vengono gettate – nelle discariche – dall’industria ittica. Infatti – come si può leggere su Junker app – a causa del lunghissimo tempo di decomposizione, cozze e conchiglie non vengono accettate da tutti gli impianti di compostaggio e generalmente vanno conferite nell’indifferenziato. Oggi però vi sono diversi progetti per il riciclo degli scarti delle conchiglie.
Gusci e conchiglie, sono formati dal 90% di carbonato di calcio, cioè calcare, già impiegato in diverse costruzioni e rivestimenti, sottolineano daNewtab-22 che nel 2022 ha presentato al Maker Faire di Roma Sea Stone, ovvero il cemento realizzato proprio trasformando questi scarti ittici. Un esempio di economia circolare che consentirebbe di ridurre l’utilizzo del calcestruzzo, a cui invece sono collegate alte emissioni di carbonio.
Dai residui del dragaggio nascono mattoni e piastrelle
Rimaniamo in ambito per così dire edile. Laddove siano necessarie operazioni di dragaggio, uno dei dilemmi è cosa fare con i residui raccolti. Questo, per esempio, accadeva anche a Rotterdam ove le operazioni sono fondamentali per mantenere navigabili i canali di accesso al porto e nell’entroterra.
Senza andare lontano, nella città olandese, la Waterweg, produce mattoni e piastrelle permeabili riutilizzando i residui del dragaggio del fiume cittadino. I prodotti di Waterweg peraltro sono studiati per combattere l’impermeabilità tipica delle città che, in occasione di forti piogge (sempre più frequenti nei contesti urbani anche a seguito dell’intensificarsi dei fenomeni a causa del climate change), contribuiscono a causare allagamenti.
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Dai fondi del caffè nascono le tazzine
Dal caffè al caffè! Questo è il Coffeefrom® che nasce dall’impegno dell’impresa sociale Il Giardinone, che da anni sforna idee creative e pratiche per riutilizzare i fondi del caffè. I primi prodotti ideati furono le Fungobox, piccole balle per la coltura fai da te dei funghi, il cui substrato era appunto a base di fondi del caffè.
Da allora tra le novità vi è la realizzazione di un biopolimero che nasce dal recupero e riciclo dei fondi del caffè grazie al quale è possibile realizzare diversi prodotti in plastica dura e… durevole. Tra questi proprio le tazzine – piattini inclusi – e i mug per degustare l’amata bevanda scura. Parliamo ovviamente di prodotti riutilizzabili e quindi che potranno continuare a farvi compagnia nella pausa caffè come a colazione.
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La navicella spaziale di oggi potrebbe diventare la caffettiera di domani
Il titolo del paragrafo è un po’ una provocazione (probabilmente le navicelle spaziali oggi non si disassemblano per mandarle a riciclo) ma non propriamente una bugia. Ci riferiamo al fatto che l’alluminio sia tra i materiali più utilizzati per i dispositivi spaziali e che questo sia un materiale permanente e quindi riciclabile all’infinito.
Forse non tutti sanno che, per quanto riguarda il recupero con differenziata e riciclo, l’Italia può dirsi campione d’Europa. Avendo chiuso il cerchio per l’alluminio – come racconta il libro Differenziati, a cura di Junker App – non vi è infatti più bisogno di importare il (costoso) materiale vergine. La sua riciclabilità al 100% fa sì che il materiale utilizzato per un oggetto possa essere impiegato in un altro all’infinito e senza poter sapere cosa è stato prima. Scatolette di tonno possono diventare lattine d’olio, o biciclette o, appunto, componentistiche spaziali (e, dal punto di vista tecnico, anche viceversa)!
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