Malagrotta era il principale sito di stoccaggio dei rifiuti solidi urbani a Roma e la più grande discarica d’Europa, con i suoi 240 ettari e quasi 70 milioni di metri cubi di rifiuti; un’eredità che ancora pesa sulla capitale ma per la quale adesso sta per aprirsi una nuova fase.

«Grazie all’intervento risolutivo del Governo nel Consiglio dei ministri del 7 marzo, sono stati sbloccati i fondi, 250 milioni di euro, per la messa in sicurezza della discarica di Malagrotta. Entro aprile contiamo di partire con l’inizio delle procedure di gara», dichiara oggi il sottosegretario all’Ambiente Claudio Barbaro.

L’annuncio arriva in occasione della visita istituzionale odierna da parte di Virginijus Sinkevicius, commissario europeo all’Ambiente, nella capitale insieme al commissario unico di Governo, il generale Giuseppe Vadalà, al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e al sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

La messa a terra dei 250 milioni di euro passa per un cronoprogramma che prevede due distinte procedure d’appalto.

La prima riguarda la progettazione relativa alla copertura provvisoria, un sistema di regimentazione delle acque meteoriche e di captazione dei biogas (oltre venti milioni di metri cubi). Quindi, un sistema di emungimento del percolato (dieci milioni di metri cubi) e la realizzazione di turbine di conversione del biogas in energia elettrica e impianti di trattamento del percolato.

La seconda gara è prevista invece per la copertura finale della discarica con capping definitivo e la realizzazione di un nuovo sistema di cinturazione perimetrale della discarica di oltre sei chilometri.

Nel frattempo, a Roma continua la perenne emergenza rifiuti a causa della carenza di impianti alternativi a Malagrotta; oltre alle necessità legate alla gestione dei rifiuti organici (per i quali gli impianti d’elezione sono i biodigestori, in grado di produrre compost e biometano), resta da risolvere il nodo dei rifiuti secchi non riciclabili.

Sotto questo profilo sono due le opzioni contemporaneamente in campo: la prima riguarda il maxi termovalorizzatore proposto da Gualtieri, la seconda un impianto di riciclo chimico (volto alla produzione di etanolo e idrogeno) il cui progetto si è aggiudicato finanziamenti Ue a fondo perduto per 194 mln di euro.

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