Secondo la nuova relazione “Gli sforzi dell’UE per la gestione sostenibile del suolo – Norme senza ambizione e misure poco mirate” della Corte dei conti europea, «La salute del suolo in Europa ha ampi margini di miglioramento». Infatti, la Corte è molto critica verso gli sforzi finora compiuti dai 27 Paesi Ue per assicurare la gestione sostenibile del suolo e ritiene che «Lla Commissione europea e i paesi Ue non abbiano fatto sufficiente ricorso agli strumenti finanziari e legislativi a loro disposizione». La relazione arriva dopo un’analisi secondo la quale «Il 60 %-70 % dei terreni in Europa non è sano, in parte a causa dell’inadeguatezza delle pratiche di gestione del suolo e del letame».
L’audit è incentrato sul periodo 2014-2020 (le cui norme sono state prorogate a copertura del 2021 e del 2022), con uno sguardo anche al futuro sul periodo 2023-2027. La Corte ha verificato se la Commissione europea e gli Stati membri avessero utilizzato efficacemente gli strumenti dell’UE per la gestione sostenibile dei terreni agricoli e del letame. Il campione di audit comprendeva Germania, Irlanda, Spagna, Francia e Paesi Bassi.
La Corte dei conti europea ricorda che «Oltre ad ospitare le piante, il terreno è fonte di nutrienti, acqua e ossigeno per la loro crescita. Tuttavia, l’abuso di concimi in agricoltura ha un impatto negativo sulla qualità dell’acqua e sulla varietà animale e vegetale. La normativa dell’Ue, come quella che disciplina la politica agricola comune (PAC) e la direttiva Nitrati, promuove i miglioramenti nella gestione del suolo e del letame. Secondo la migliore stima della Corte, i finanziamenti PAC destinati alla salute del suolo tra il 2014 e il 2020 sono ammontati a circa 85 miliardi di euro, mentre la direttiva Nitrati fissa un limite all’impiego di azoto da concime organico animale nelle zone inquinate».
Eva Lindström, responsabile della relazione per la Corte, sottolinea che «Il suolo svolge un ruolo essenziale per la vita ed è una risorsa non rinnovabile. In Europa, tuttavia, il terreno non è sano su vaste zone. È questo un grido di allarme: è ora che l’Ue si rimbocchi le maniche e riporti le nostre terre a uno stato di salute soddisfacente. Non possiamo voltare le spalle alle generazioni future. Gli imminenti cambiamenti alla normativa dell’UE offrono ai legislatori dell’Unione l’opportunità di elevare gli standard dei terreni in tutta Europa».
Gli auditor della Corte hanno constatato che «Lo strumento dell’Ue per indurre gli agricoltori a rispettare le condizioni ambientali (“condizionalità”) può potenzialmente consentire di fronteggiare le minacce per il suolo, dal momento che le relative norme si applicano all’85 % della superficie agricola. Eppure queste condizioni, che gli agricoltori devono soddisfare per percepire i pagamenti a titolo della PAC, non si spingono abbastanza in là. I requisiti che i Paesi Ue pongono in relazione al suolo comportano scarsissimi cambiamenti alle pratiche agronomiche e possono apportare alla salute del suolo un miglioramento solo marginale. Nonostante alcune migliorìe introdotte per il periodo 2023-2027, i cambiamenti finora realizzati in alcuni Stati membri sono insufficienti e possono avere solo un impatto modesto sulla gestione sostenibile del suolo e del letame».
Secondo la Corte, «I paesi Ue avrebbero dovuto destinare i finanziamenti alle aree che presentavano problemi del suolo acuti. Hanno invece fornito loro solo una piccola parte dei finanziamenti Ue per lo sviluppo rurale, usati a sostegno delle pratiche agricole rispettose dell’ambiente che sono facoltative. I rispettivi programmi di sviluppo rurale contemplavano poche misure per la gestione del letame, malgrado i problemi noti relativi alle eccedenze di azoto».
La Commissione denuncia di aver fatto «Fatica ad avere una visione globale delle pratiche adottate nei vari paesi per rispettare gli obblighi in materia di gestione del letame, poiché i dati da questi forniti sono incompleti. A causa di tali lacune, non si possono neanche calcolare medie per l’Ue. Inoltre, le deroghe riducono l’efficacia delle restrizioni all’uso del letame. Prova ne è il fatto che l’inquinamento del suolo è aumentato nelle aziende alle quali sono state concesse deroghe ai limiti di azoto».
Inoltre, la Corte fa notare che «Le procedure d’infrazione intentate nei confronti dei paesi in riferimento alla direttiva Nitrati richiedono molto tempo».
L’Ue si è impegnata a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile Onu (SDG), 7 dei quali hanno un impatto diretto o indiretto sul suolo ma la Corte evidenzia che «Ciò nonostante, non esiste al momento una definizione comune di “gestione sostenibile del suolo” a livello dell’Ue». La Commissione europea sta lavorando a un’iniziativa legislativa sulla protezione, la gestione e il ripristino dei terreni dell’Ue e ha appena pubblicato la proposta di una nuova direttiva Ue sulla salute del suolo, che sarà dibattuta nei prossimi mesi dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Ue, e che ha l’obiettivo di rendere i terreni sani entro il 2050.
Ma la Corte richiama diversi studi secondo i quali «L’ecosistema del suolo in Europa continuerà a degradarsi a causa di svariati fattori. Circa il 25 % dei terreni dell’Ue presenta un’erosione superiore alla soglia sostenibile raccomandata e molti sono anche a rischio di perdita di biodiversità. Il suolo necessita di azoto per far crescere le piante. Una carenza di questa sostanza può portare al degrado del suolo, mentre un suo eccesso può provocare inquinamento idrico ed eutrofizzazione». Nel periodo 2012-2015 i valori più elevati di inquinamento nell’Ue sono stati registrati a Cipro e nei Paesi Bassi; che avevano anche il più alto valore noto tra il 2016 e il 2019, il periodo più recente per il quale sono disponibili dati.
L’articolo Protezione del suolo, Corte dei conti Ue: due terzi dei terreni non godono di buona salute sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.