Ci sono elementi dell’arredo urbano non molto belli da vedere eppure necessari, che troviamo in molte delle nostre città. Un esempio di questi sono le Jersey Barriers – barriere in cemento utilizzate come contenimento al traffico o come protezione da autobombe e altre forme di attacchi terroristici: il loro nome ricorda il luogo in cui furono inventate, il New Jersey, oltre settant’anni fa.
Dagli Stati Uniti, queste barriere si sono diffuse in tutto il mondo, arrivando a popolare anche le nostre città. Ma come fare per abbellirle e donare loro una “seconda vita”? Ci ha pensato la start-up italiana R3Direct, che ha immaginato e realizzato una copertura in materiali 100% riciclati per le Jersey Barriers, trasformando questi anonimi ammassi di cemento in splendide panchine.
Le coperture per le barriere sono state realizzate con l’ausilio di una stampante 3D e sono state posizionate all’interno del territorio comunale di Lucca – prima città italiana che le ha adottate. Le nuove panchine sono dotate anche di uno spazio per fioriere, in modo da accogliere fiori colorati o piccole piante e dare un tocco di colore alla città.
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Il materiale riciclato e usato per la realizzazione dei nuovi arredi urbani è il poliaccoppiato, un materiale impermeabile costituito da più strati (alluminio, carta, polietilene) e utilizzato per realizzare imballaggi ad uso alimentare – ad esempio i cartoni del latte o dei succhi di frutta. Dal trattamento del poliaccoppiato si ricava poi un materiale detto polialu, costituito da polietilene e alluminio.
È proprio il polialu – proveniente dalla cartiera lucchese Lucart, quindi praticamente a chilometro zero – ad essere “stampato” e trasformato in panchine. La start-up si fregia di essere l’unica in Europa ad utilizzare questa specifica combinazione di materiali per la stampa in tre dimensioni.
Per realizzare una panchina, la stampante crea nove pezzi diversi che si incastrano fra loro formando una struttura slip-on – che può cioè essere “messa addosso” alla barriera di cemento come un guanto. R3Direct immagina di esportare il progetto, adattandolo alle diverse aree urbane, e permettendo di riciclare qualsiasi materiale sia disponibile nelle vicinanze – non necessariamente poliaccoppiato.
Penso che non dobbiamo semplicemente progettare più oggetti, ma progettare la filiera – spiega Stefano Giovacchini, cofondatore di R3Direct. – A livello locale, possiamo produrre qualcosa di prezioso dai rifiuti locali.
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Fonte: R3Direct
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