Restano per anni, a volte pure decenni, in balia delle onde o nascosti sotto la ghiaia. Molti resistono alla salsedine e persino ai disastri ambientali, riuscendo a percorrere km grazie alle correnti marine. Per poi ripresentarsi sotto i nostri occhi, in tanti casi praticamente intatti. Sono i rifiuti che deturpano le splendide coste italiane, le stesse che ogni anno attirano turisti da ogni parte del mondo.

Non c’è ormai una zona in cui non siano presenti. Basta guardarsi attorno per imbattersi in oggetti d’ogni sorta. Non solo le classiche bottiglie di plastica o i mozziconi di sigaretta (che sono praticamente un must). Le spiagge del Bel Paese sono coperte da rifiuti che rappresentano dei veri e propri reperti archeoplastici, attraverso le quali si potrebbe studiare come si sono evolute le strategie di marketing e i modelli di consumo della nostra società.

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In pochi lo sanno, ma c’è chi ha deciso di raccoglierli e catalogarli in un museo virtuale dedicato ai rifiuti spiaggiati. Si tratta di un progetto molto interessante che prende il nome di “Archeoplastica”. A lanciarlo un paio di anni fa Enzo Suma, una guida naturalistica che lavora a Ostuni e che da sempre è attento alle tematiche ambientali.

“Archeoplastica anche a ricostruire e a raccontare le storie, a volte incredibili, che si celano dietro agli oggetti che, dopo un lungo viaggio, vengono raccolti in spiaggia” spiega Suma sul sito del museo.

Ciò che viene trovato sulle nostre spiagge ha davvero dell’incredibile, come mostrano le foto pubblicate regolarmente sulle pagine social del progetto Archeoplastica.

Le ultime immagini condivise dai follower della pagina del museo sono un tuffo nel passato. Molti degli oggetti rinvenuti in giro per i litorali italiani risalgono allo scorso secolo. Qualche esempio? Un giocattolo a forma di Pinocchio realizzato fra gli anni ’60 e gli anni ’70, scolorito ma ancora in ottime condizioni; un contenitore del mitico Orzo Bimbo in offerta a… 250 lire; una crema solare Nivea prodotta negli anni ’70 e una confezione di plastica di cerotti venduti a 150 lire.

E non era da meno il “bottino” della precedente raccolta effettuata su diverse spiagge d’Italia nelle scorse settimane. Fra i reperti più iconici spiccano la coppa caffé Sammonatana, venduta negli anni ’70, un po’ scolorita ma perfettamente conservata. Sul litorale di Viareggio è stato rinvenuto, ad esempio, un flacone di detersivo per i piatti Scala in offerta a 100 lire, risalente agli anni ’60; mentre in un’altra spiaggia è stato recuperato un bagnoschiuma Badedas degli anni ’70.

Ma le “sorprese non finiscono qua”. Sulla costa catanese qualcuno si è imbattuto persino in un phon a marchio Girmi degli anni ’60-’70 e un vecchio televisore.

“Anche i televisori galleggiano e la prova è rappresentata dai tanti piccoli crostacei che restano attaccati sulla sua superficie” fa notare Enzo Suma.

Ma la lista dei reperti archeoplastici rinvenuti sarebbe infinita ed è la triste conferma dei danni a lungo termine che abbiamo inflitto e continuiamo a infliggere ai nostri ecosistemi…

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Fonti: Archeoplastica

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