Da anni si discute dell’urgenza di ridurre l’utilizzo della plastica monouso e si propongono (a livello nazionale, locale e internazionale) strategie per combattere questo spreco, eppure non ce la facciamo proprio a rinunciarvi. Basta mettere piede in un supermercato per rendersi conto che gli imballaggi realizzati in questo materiale, che inquina l’ambiente e impiega anche decine di anni per degradarsi, sono onnipresenti: frutta, ortaggi e verdure vengono venduti ancora in vaschette, piatti e contenitori di plastica o avvolti nella pellicola.

Quella appena iniziata è la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti e proprio quest’anno il focus è sul packaging, il cui impatto ambientale è drammatico. Basti pensare, ad esempio, che per il ciclo di vita di ogni tonnellata di imballaggio in plastica vengono emesse ben 1,8 tonnellate di CO2. In Europa questi rifiuti rappresentano da soli addirittura il 36% di quelli urbani, che spesso e volentieri finiscono nelle discariche e avvelenano l’ecosistema di mari e corsi d’acqua.

Nell’ultimo decennio la produzione di imballaggi non riciclabili è andata a lievitare, invece di diminuire: a determinare questa crescita anche i settori dell’e-commerce e del food delivery, che hanno conosciuto un boom con lo scoppio della pandemia di Covid-19. Da qua al 2030 si prevede che le emissioni di gas serra derivanti dagli imballaggi raggiungeranno i 66 milioni di tonnellate.

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La piaga degli imballaggi (inutili ed inquinanti) di plastica nei supermercati

Nei supermercati e negozi alimentari si assiste a scene paradossali. Ci si ostina ancora a vendere frutti come le banane (che hanno una spessa buccia che fa da protezione) in vaschette di plastica avvolte da tanto di pellicola trasparente. Un grande classico a cui ci siamo ormai assuefatti, ma che dovrebbe destare scalpore.

In alcuni casi le banane vengono addirittura proposte già sbucciate (come se rimuovere la buccia fosse un’impresa titanica!) e confezionate, soffocate ovviamente dalla plastica:

O ancora vi sarà sicuramente capitato di imbattervi in angurie, arance e mandarini messi in commercio a spicchi in vassoi di plastica:

Per non parlare delle patate bollite, pelate, cotte e vendute sottovuoto:

O delle mele confezionate in un lungo tubo… ovviamente in plastica:

Altro paradosso all’ipermercato Bennet di Torino. Un tubo di plastica come imballo per contenere 3 o 5 mele ad un prezzo spropositato. Svesti la frutta contro l’abuso degli imballaggi di plastica per la frutta e verdura. #svestilafrutta @greenMe_it pic.twitter.com/qNqvdoF5qE

— tiziana_dello (@TDello) May 2, 2018

Fra le assurdità più eclatanti non possiamo non menzionare le uova sode senza buccia, anch’esse soffocate da inutile plastica:

Un altro paradosso sono le pannocchie, che grazie al loro resistente rivestimento naturale, non avrebbero bisogno di essere messe in commercio in confezioni di plastica. Eppure…

O ancora gli acini d’uva separati uno a uno e confezionati sottovuoto. Avanguardia pura…

©Je suis le Climat – officiel/facebook

Nel 2018 noi di greenMe avevamo lanciato la campagna social #svestilafrutta – che ha riscosso parecchio successo fra i lettori e non solo – contro l’abuso degli imballaggi in plastica nei supermercati. Oggi vogliamo invitarvi nuovamente ad aderire: basta fare una foto agli alimenti ricoperti da packaging inutile, condividerla sui social con l’hashtag #svestilafrutta taggandoci, specificando dove l’avete scattata.

In questo modo, possiamo fare rete e denunciare pubblicamente l’uso scriteriato e pericoloso della plastica!

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Fonte: European Week for Waste Reduction

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