Nei giorni scorsi la plenaria dell’Europarlamento ha adottato una posizione negoziale sul nuovo regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (Ppwr) molto più morbida rispetto alle proposte iniziali che premevano sulla necessità di promuovere il riuso – più in alto nella gerarchia europea di gestione rifiuti – rispetto al riciclo.
Un risultato che trova la soddisfazione del Circular economy network, promosso dai Consorzi di gestione imballaggi e da molte imprese italiane attive nell’economia circolare, sotto la guida dall’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, che col Dlgs 22/97 ha strutturato la raccolta differenziata nel nostro Paese.
«Gli emendamenti alla proposta della Commissione di Regolamento sugli imballaggi, approvati dal Parlamento europeo, sono certamente positivi per il riciclo – spiega Ronchi – Rafforzano, infatti, la riciclabilità degli imballaggi, stabilendo che, entro 36 mesi, dovranno essere progettati per essere riciclati, oggetto di raccolte differenziate efficaci ed efficienti, smistati in flussi definiti senza compromettere la riciclabilità di altri flussi, riciclati producendo materie prime seconde in grado di sostituire materie prime primarie e su larga scala; promuovono un riciclo di alta qualità; alzano la raccolta differenziata, obbligatoria, entro il 1° gennaio 2029, al 90% dei materiali degli imballaggi; fissano quote obbligatorie di materiale riciclato nei prodotti in plastica. Se il tasso di raccolta differenziata è pari o superiore all’85% in peso degli imballaggi di un determinato formato immessi sul mercato negli anni 2026 e 2027, scatta l’esenzione dall’obbligo di istituzione di un sistema di deposito cauzionale e di restituzione».
Come si giustifica questa posizione rispetto alla gerarchia europea di gestione rifiuti, che pone il riuso su un gradino più alto nella scala di sostenibilità, rispetto al riciclo?
«La normativa europea vigente in materia – riconosce Ronchi – pone il riutilizzo in posizione prioritaria rispetto al riciclo e, tuttavia, prevede esplicitamente che “nell’applicare la gerarchia dei rifiuti, gli Stati membri adottano misure volte a incoraggiare le opzioni che danno il miglior risultato ambientale complessivo. A tal fine può essere necessario che flussi di rifiuti specifici si discostino dalla gerarchia laddove ciò sia giustificato dall’impostazione in termini di ciclo di vita in relazione agli impatti complessivi della produzione e della gestione di tali rifiuti”».
Da qui il giudizio positivo sul risultato finale, per il contesto italiano: «Il “miglior risultato ambientale complessivo” non si raggiunge con un’applicazione generalizzata dell’obbligo di riutilizzo di ogni tipo di imballaggio, ma con l’applicazione della gerarchia europea che comporta un’applicazione mirata del riutilizzo», conclude Ronchi.
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