La legge è molto chiara: la Tari è una tassa che deve finanziare integralmente i costi – di investimento e di esercizio, e ora anche le tariffe di accesso agli impianti di trattamento – dei servizi di raccolta e gestione rifiuti, ad esclusione di quelli relativi ai rifiuti speciali (alla cui gestione provvedono a proprie spese i relativi produttori). Si tratta di costi in crescita per molti motivi, che con tutta probabilità andranno dunque ad impattare anche sulla Tari richiesta ai cittadini: del resto tenere casa propria pulita ha un costo, e lo stesso può dirsi per la propria città.

Nel caso dell’Ato Toscana costa, il gestore unico dei servizi d’igiene urbana – Retiambiente, un soggetto al 100% pubblico – ha in corso l’istruttoria per la definizione della Tari 2022, con prospetti ad hoc per ogni Comune che verranno inviati all’Ato (l’Autorità d’ambito che riunisce in assemblea tutti i Comuni facenti parte dell’area), che a sua volta dovrà approvarli e inviarli alle varie amministrazioni per l’adozione dei Piani economici finanziari (Pef) 2022, congiuntamente al piano annuale delle attività connesse alla gestione del ciclo dei rifiuti urbani.

«È un lavoro complesso e difficile – spiega il presidente di Retiambiente, Daniele Fortini – che ha impegnato tutte le Società operative locali (Sol) e le Amministrazione comunali, nel primo anno di operatività di Retiambiente, in una modalità nuova, imposta dall’authority Arera (con l’avvio della regolazione Mtr-2, valida per il periodo 2022-25, ndr) e incalzata da eventi imprevisti, come l’aumento dei costi dovuti alla crisi pandemica e alla guerra in Ucraina. Anche l’aumento del costo del lavoro, determinato dal nuovo contratto nazionale di settore, ha avuto il suo peso e abbiamo cercato, nella relazione diretta con i Comuni, tutte le forme per mitigare l’impatto dei maggiori costi, anche in un quadro di programmazione pluriennale. Sarà adesso l’autorità di Ambito e poi ciascun Comune a determinarsi nella validazione dei Pef».

Al momento gli aumenti previsti per la Tari sono «approssimativamente di poco superiori al 4% medio», ma Fortini confida che «potranno progressivamente ridursi» grazie agli investimenti in nuovi impianti.

È utile infatti ricordare che una raccolta differenziata spinta – nel 2020 lungo l’Ato costa è arrivata al 65,74% e dovrà ancora crescere molto –, se indirizzata all’effettivo riciclo dei materiali, rappresenta un grande vantaggio dal punto di vista della sostenibilità ambientale e per garantire una maggiore sicurezza nell’approvvigionamento delle materie prime (agendo dunque indirettamente anche sulla competitività economica nazionale), in quanto permette di ridurre l’estrazione di risorse naturali, spesso importate, a favore di quelle riciclate.

Al contempo raccogliere i rifiuti costa, soprattutto se fatto tramite modalità complesse e ad alta intensità di lavoro come la raccolta porta a porta, e i rifiuti raccolti rappresentano “una risorsa” solo se a valle c’è un adeguato mercato di sbocco (cui dovrebbe contribuire in primis la Pa tramite gli acquisti verdi), altrimenti sono un disvalore da gestire; se tra raccolta e mercato non c’è una filiera impiantistica di prossimità per selezionare e avviare i rifiuti raccolti a recupero (o a smaltimento, a seconda dei casi), i costi crescono ulteriormente insieme al ricorso all’export.

Dove non ci sono impianti sufficienti e adeguati a gestire tutti i flussi di rifiuti dunque la Tari aumenta, come mostrano tutte le analisi condotte in materia, dalla Corte dei conti all’ultimo Green book.

«Siamo confidenti che con la realizzazione degli impianti industriali presentati al ministero per la Transizione ecologica sul Pnrr per oltre 140 milioni di euro di investimenti e alla Regione Toscana, guadagneremo un affrancamento dalla condizione attuale di clienti di fornitori esterni, per diventare invece autosufficienti e dunque trattenere nel territorio quel valore che oggi siamo costretti a trasferire altrove, a causa della carenza impiantistica di cui soffriamo», dichiara nel merito Fortini.

In quest’ottica «si confida possano progressivamente ridursi e quindi, acquisito un parco impiantistico innovativo ed efficiente, realizzabile nel prossimo triennio, si possano generare significativi risparmi da destinare ad un decremento della Tari. Attendiamo quindi le determinazioni dell’assemblea di Ato per adeguarci conseguentemente», conclude il presidente di Retiambiente.

L’articolo Retiambiente, Tari in crescita del 4% e investimenti proposti sul Pnrr per oltre 140 mln di euro sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.