L’iniziativa “Roma circolare – Per una nuova economia: la Capitale fa la differenza” promossa dall’assessorato all’agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti di Roma,  guidato da Sabrina Alfonsi, ha avuto al centro la presentazione del «Piano per una gestione sostenibile dei rifiuti con l’obiettivo di raggiungere la chiusura del ciclo all’interno del territorio comunale, attraverso azioni basate su quattro pilastri fondamentali: riduzione della produzione di rifiuti, incremento della raccolta differenziata e del riciclo, completamento dell’impiantistica di trattamento e riduzione della produzione di emissioni di gas serra».

La Alfonsi ha ricordato che «In un contesto mondiale nel quale assistiamo allo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali non energetiche, dove l’utilizzo di materie prime vergini è triplicato negli ultimi quarant’anni, l’economia circolare rappresenta una opportunità e ci indica la strada da percorrere per il modello di sviluppo che vogliamo perseguire»

Tra gli obbiettivi del Piano c’è l’incremento del tasso di raccolta differenziata, dal 47% attuale al 65% nel 2030 e al 70% nel 2035. Un percorso di miglioramento che passa dalla realizzazione degli impianti di trattamento, biodigestori per la frazione organica e selettori per la valorizzazione delle frazioni secche (carta e multimateriale), accompagnati dall’ottimizzazione della logistica e dalla razionalizzazione del servizio di raccolta su base territoriale. Inoltre, è previsto il potenziamento della rete cittadina dei centri di raccolta, che diventeranno 30 a regime rispetto ai 14 attualmente in funzione.

Antonio Protopapa, direttore operativo Corepla <, ha detto che «Questa per noi è un’occasione importante per un confronto sulle opportunità di miglioramento della qualità e di aumento della raccolta differenziata degli imballaggi in plastica. Attualmente a Roma, con 15 Kg per abitante, la raccolta è ben al di sotto dei 25 kg della media nazionale. Per raggiungere questo sfidante obiettivo, anche in vista del Giubileo, riteniamo sia necessario investire in nuovi strumenti e sensibilizzare con maggiore forza cittadini e turisti alla corretta raccolta differenziata».

Per quanto riguarda la riduzione nella produzione di rifiuti si punta ad un abbattimento dell’8.3% in 8 anni, da 1,69 mln di tonnellate l’anno a 1,55 mln nel 2030 e 1,52 nel 2035, attraverso accordi con i settori produttivi, campagne di comunicazione, progetti per la riduzione degli sprechi alimentari e di recupero del cibo non consumato, utilizzo centri del riuso, digitalizzazione dei servizi.

A ROMA Capitale sono convinti che «La piena attuazione del Piano Rifiuti consentirà una sensibile riduzione dei rifiuti indifferenziati da oltre 1 milione di tonnellate l’anno attuali a oltre 700mila tonnellate nel 2030 e 660mila nel 2035».

Ma, per quanto riguarda gli oli vegetali usati, il direttore di CONOE Francesco Mancini ha fatto notare che «Roma, per la produzione, pesa sul settore nazionale degli oli vegetali per circa il 5% tra rifiuto domestico e rifiuto speciale. I numeri di raccolta sono ancora bassi, rispondiamo all’appello dell’Assessora Alfonsi dando disponibilità da subito a passare da una fase sperimentale a una operativa»

Il piano ambientale di Roma Capitale contribuirà anche a ottenere una netta riduzione del conferimento di rifiuti in discarica, destinata al solo smaltimento degli scarti che non possono trovare recupero energetico, passando da 500mila tonnellate a 74mila nel 2030, fino a circa 48mila nel 2035.

La Alfonsi ha evidenziato che «Il modello circolare sostituisce il concetto di rifiuto con quello di risorsa, puntando a ridurre il consumo di materie prime e aumentando l’efficienza nell’uso dei materiali verso la massimizzazione del riutilizzo e del riciclo. Un processo che trasforma lo scarto in materia utile a un altro ciclo produttivo. Inoltre, attraverso l’adozione dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) negli acquisti di beni e servizi e negli appalti per la realizzazione di opere pubbliche, Roma potrà assumere nei prossimi anni un ruolo fondamentale per promuovere l’offerta di nuovi prodotti e servizi innovativi e sostenibili, dando un ulteriore forte impulso per realizzare concretamente l’economia circolare».

Risultati che consentiranno di andare ben oltre gli obiettivi dell’Unione Europea, che indicano una percentuale massima del 10% di ricorso alla discarica entro il 2030: Roma Capitale, partendo dal 30% attuale, raggiungerà il 4,8% nel 2030 e il 3,2% nel 2035. Fondamentale anche l’ottimizzazione dei trasporti, grazie all’eliminazione delle lunghe percorrenze e alla continua ricerca di sbocchi e impianti. Strategici anche gli obiettivi legati ad un rendimento elevato del recupero di materia da raccolta differenziata (65% al 2035) attraverso i nuovi impianti e grazie all’incremento di efficienza delle attività di intercettazione e recupero per i rifiuti delle attività commerciali e del settore industriale. Altrettanto importante il recupero di compost e combustibile da trasporti dalla frazione organica, avviate ai nuovi impianti di digestione anaerobica, e la gestione degli scarti degli impianti di selezione di frazioni secche, fino all’aumento del recupero di materia ed energia dai rifiuti speciali, con particolare attenzione ai rifiuti da costruzione e demolizione.

Lo scenario previsto dal Piano porterà ad una riduzione di oltre il 90% delle emissioni di Co2, rispetto allo scenario senza impianti. Questo contribuirà anche al progetto di rendere Roma “Climate Neutral”, grazie al recupero di energia da rifiuti residui e alla diminuzione sostanziale di emissioni di gas climalteranti derivanti dalle attività di trasporto dei rifiuti, così come stabilito con l’aggiornamento del Piano Clima (PAESC), approvato a novembre del 2023 dall’Assemblea Capitolina su proposta della Giunta.

La Alfonsi ha concluso illustrando il piano di rafforzamento dell’AMA: «Dopo aver lavorato nei primi due anni del mandato per uscire dall’emergenza dei rifiuti e avviare le procedure per la realizzazione degli impianti strategici per il trattamento, oggi possiamo dire di essere pronti ad affrontare la sfida dell’economia circolare. Questo passa per una decisa azione di riorganizzazione complessiva e potenziamento dell’Azienda AMA, che è già stata avviata, sia dal punto di vista della logistica che delle infrastrutture e dei mezzi per la raccolta. Un cambio di impostazione che farà crescere l’Azienda e le farà assumere il ruolo di player del settore orientato verso l’economia circolare. Il percorso verso la riduzione dei rifiuti e l’incremento del recupero di materia dalla raccolta differenziata presuppone una stretta collaborazione con i consorzi di filiera, oggi qui ampiamente rappresentati, che svolgono un ruolo determinante di indirizzo e supporto alle pubbliche amministrazioni e alle imprese per il conseguimento degli obiettivi di recupero e riciclo stabiliti dalla normativa europea. Uno degli obiettivi di questa giornata è anche quello di iniziare a ragionare su modelli di intervento utili allo sviluppo di percorsi virtuosi con il coinvolgimento di consorzi, istituzioni, imprese e cittadini per la costruzione di una città più sostenibile».Ma a rovinare questo clima di virtuoso impegno sono arrivate le polemiche su un altro convegno organizzato da tempo in Campidoglio per fare fact checking sul termovalorizzatore: le associazioni della Rete Tutela Roma Sud sono state contattate per un diniego all’utilizzo della sala del Carroccio in Campidoglio, regolarmente prenotata e concessa dagli uffici del Comune. Nonostante l’organizzazione abbia richiesto e proposto alternative, nulla è stato concesso. Ora la Rete Tutela Roma Sud chiede al Sindaco Roberto Gualtieri di confermare la disponibilità della Sala e partecipare al confronto e a un dibattito pubblico richiesto a più riprese.

Al convegno partecipa anche Legambiente e il presidente del Cigno Verde del Lazio, Roberto Scacchi, ha detto che «Sosteniamo con forza la richiesta della Rete Tutela Roma Sud al Sindaco, perché confermi la disponibilità del Campidoglio ad ospitare questo importante momento perché il dibattito e il confronto pubblico sono il cuore pulsante della partecipazione collettiva ma anche ossigeno del quale le amministrazioni si devono alimentare e non devono aver paura. Abbiamo sempre sostenuto l’inutilità e l’errore clamoroso della scelta della costruzione di un inceneritore a Roma, non solo a Santa Palomba ma in qualunque territorio fosse stato individuato, perché è tecnologia climalterante, vecchia, non finanziata dall’Unione Europea che la tasserà con le quote di emissioni di CO2, perchè non elimina in alcun modo il ricorso alla discarica, perché è un investimento che bloccherebbe le politiche green per i prossimi trent’anni e oltre, e non creerebbe lavoro come farebbe l’impiantistica dell’economia circolare, come abbiamo raccontato già due anni fa insieme alla CGIL, attraverso il documento Capitale Circolare. Dello stesso documento avremmo voluto esporre i dati nell’appuntamento di questo pomeriggio e se non sarà possibile farlo dentro il Campidoglio lo faremo dove avremo la possibilità, perchè siamo convinti che con buone politiche di riduzione, aumentando al meglio della differenziata, costruzione di impianti di biodigestione anaerobica per l’organico in grado di lavorare più di 600 mila tonnellate annue di umido, raddoppio il numero di isole ecologiche, generazione di cinque nuove filiere sul recupero di tessile, RAEE, PAP, terre di spazzamento e plastiche miste, intercettando bene gli scarti da edilizia, non sia necessario nessun nuovo impianto di termovalorizzazione. Noi alle 15 saremo comunque insieme a quanti hanno generato e dato disponibilità a partecipare all’appuntamento che speriamo si possa svolgere al meglio e come era stato previsto».

Anche Raniero Maggini, presidente del Wwf Roma e Area Metropolitana sostiene sostegno l’iniziativa organizzata dalla Rete Tutela Roma Sud 2 e esprime «Sconcerto per la scelta operata dalla Giunta Gualtieri nel puntare su di un mastodontico inceneritore da 600.000 tonnellate per rispondere alle esigenze gestionali della Capitale in materia di rifiuti. Non solo una scelta anacronistica ma diseconomica, che peserà notevolmente sulle tasche dei Romani. Se altrove la transizione ecologica guarda alla dismissione degli impianti di incenerimento investendo su prevenzione, riuso e riciclo, a Roma, ancora una volta, si perde tempo, si perde l’occasione di costruire un futuro sostenibile, anche economicamente. Ed è angosciante sapere che la scelta-Gualtieri avrà un grave impatto negativo sulla raccolta differenziata non solo a Roma ma nell’intero Centro Italia. Intanto si portano i privati nella gestione dei rifiuti, ancora una volta disattendendo gli esiti del referendum del 2011 che invocavano la via pubblica, per i rifiuti come per l’acqua».

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