Secondo la Commissione europea, i cittadini europei generano 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili all’anno, di cui solo il 22% viene raccolto per il riutilizzo o il riciclo, e l’United Nations trade & Devlopment (Unctad) aggiunge che l’industria tessile consuma grandi quantità di acqua ed è la seconda industria più inquinante dopo l’industria petrolifera. Solo in Italia nel 2022 sono state raccolte in modo differenziato 160.000 tonnellate di abiti: circa 500 milioni di vestiti, in parte riusabili, in parte riciclabili, in parte da smaltire. Il consumo di prodotti tessili in Europa è al quarto posto per impatto sull’ambiente e sui cambiamenti climatici. Lungo tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione fino al fine vita, si stima che la produzione tessile sia responsabile del 20% ell’inquinamento globale dell’acqua potabile a causa dei processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei mari.

E’ per questo che ha preso il via il progetto europeo “PreVEnting and ReDucing the tExtiles waste mountain in the MED area” (VERDEinMED) che punta a idurre i rifiuti tessili nella regione mediterranea. Un’iniziativa cofinanziata con quasi 3 milioni di euro dal programma Interreg Euro-MED dell’Ue che riunisce 10 partner e 15 entità associate tra centri di ricerca, aziende, organizzazioni non governative, pubbliche amministrazioni, cluster e cooperative. I 10 partner si trovano in 7 Paesi: Italia, Bulgaria, Grecia, Macedonia del Nord, Portogallo, Slovenia e Spagna.

Inoltre, il progetto ha 15 partner associati che diffonderanno il messaggio VERDEinMED nell’area di cooperazione Interreg Euro-MED. Con la collaborazione di istituzioni di Belgio, Libano, Tunisia e Turchia, sono coinvolti nell’iniziativa 11 Paesi.

VERDEinMED è uno dei 14 progetti tematici del programma Interreg Euro-MED Innovative Sustainable Economy Mission, e uno dei due progetti approvati che affrontano l’economia circolare.  Nel corso di 33 mesi, i suoi partner svilupperanno strumenti per facilitare la transizione verso la circolarità e la sostenibilità nel settore tessile e dell’abbigliamento, coprendo questioni critiche come le tecniche di produzione industriale, le abitudini di consumo e le opzioni di riuso e riciclo.

La creazione di una Bussola Verde, intesa come compendio degli strumenti e delle conoscenze generate in VERDEinMED, sarà la base per integrare le diverse attività sviluppate dai suoi partner. Tra queste, la creazione di poli regionali o nazionali, l’istituzione di una piattaforma di conoscenza e la creazione di un servizio di sostegno per le imprese, i responsabili politici e i cittadini.

Legambiente avrà un ruolo chiave nelle attività di sensibilizzazione dei consumatori e nella promozione delle imprese sociali come attori responsabili della transizione verso un’economia più sostenibile e circolare per i prodotti tessili, che possono estenderne la durata di vita attraverso vari modelli commerciali a partire dalla riduzione, la riparazione, il riutilizzo e la raccolta.

Andrea Minutolo, responsabile scientifico del cigno Verde spiega che «Quando si parla di rifiuti tessili, oltre ai prodotti legati all’abbigliamento e alle calzature che tutti percepiamo, ci si riferisce anche ai tessili per la casa, ai tessili tecnici (corde o reti) e in generale ai rifiuti post-industriali, come fibre e ritagli. Nel 2019 i rifiuti solo di abbigliamento e calzature sono stati pari a 5,2 milioni di tonnellate, equivalenti a 12 chilogrammi per persona all’anno nell’Unione Europea. A fronte di queste quantità, solo il 22% dei rifiuti tessili post-consumo, che rappresentano l’87% dei rifiuti tessili, viene raccolto separatamente principalmente per essere riutilizzato o riciclato, mentre il resto viene incenerito o messo in discarica».

A VERDEinMED  sono convinti che «Modificare, riparare, scambiare, vendere o donare sono alternative valide e possibili. Sicuramente un cambio di passo e un consumo più critico risulta necessario come prima azione per prevenire i rifiuti, ma soprattutto, dare una seconda vita ai prodotti tessili e all’abbigliamento preferendo acquisti di seconda mano, è un comportamento virtuoso e di responsabilità nei confronti dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori quasi quanto la prevenzione (per far riferimento alla gerarchia europea dei rifiuti)».

VERDEinMED dedicherà i suoi sforzi all’industria tessile, supportando l’adozione di processi e tecnologie incentrati sull’economia circolare. In linea con la direttiva quadro sui rifiuti, che impone la raccolta differenziata dei prodotti tessili entro il 2025, e con la strategia dell’UE per i tessuti sostenibili e circolari, il progetto mira a creare un modello innovativo di modelli di produzione e consumo. Pertanto, VERDEinMED cercherà un impatto positivo sulla società, l’ambiente e l’economia proponendo processi efficienti in termini di costi e risorse.

Inoltre, i Paesi del Mediterraneo affrontano la sfida comune della scarsità d’acqua, quindi, il progetto si concentrerà sul miglioramento della sostenibilità della catena del valore del tessile e dell’abbigliamento, promuovendo un migliore utilizzo delle risorse e riducendo complessivamente la sua impronta di carbonio.

Minutolo conclude: «E’ partendo dai processi, più che dai prodotti o dal tipo di materiale, e dall’uso che si fa di tali prodotti, che si può uscire da un circolo vizioso che può diventare un circolo virtuoso e sostenibile per un settore strategico e importante per l’industria ed il made in Italy».

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