Per il nostro Paese è fondamentale accompagnare la realizzazione degli impianti necessari alla rivoluzione circolare, e sostenere lo sviluppo di filiere e settori strategici nel panorama nazionale, dal tessile alle materie prime critiche, dai rifiuti speciali ai Raee, passando per lo spreco alimentare

Il futuro industriale, la competitività, l’indipendenza dagli altri Paesi per l’importazione di materie prime, l’innovazione tecnologica e uno sviluppo sostenibile che vede nel riciclo e nel recupero di materia l’elemento strategico. Questo è l’obiettivo comune ai numerosi provvedimenti, piani, regolamenti e direttive che negli ultimi cinque anni hanno caratterizzato le politiche europee sull’economia circolare.

La copertina del nuovo numero del magazine Rifiuti Oggi – Speciale Ecomondo 2024

Ecco i principali passaggi. Dopo l’adozione nel dicembre 2019 del Green deal, nel marzo 2020 la Commissione ha adottato il nuovo piano d’azione per l’economia circolare (Ceap) e, a seguire, la proposta per un nuovo regolamento sulle batterie sostenibili (dicembre 2020). Nel 2021 ha redatto una proposta di nuove norme sulle spedizioni di rifiuti con, come ultimo atto in termini temporali, la messa al bando di export di rifiuti plastici in Paesi non Ocse. Nel marzo 2022 sono arrivate le misure proposte nel piano d’azione, tra cui la proposta di regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (Ecodesign), la strategia per un tessile sostenibile e circolare e la proposta di revisione del regolamento sui prodotti da costruzione. Nel novembre 2022 è stato avviato l’iter di revisione delle norme Ue sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio, e nel marzo 2023 sono arrivate l’adozione di proposte sulle rivendicazioni ecologiche e sul diritto alla riparazione e l’adozione di diverse iniziative sulle microplastiche, come la restrizione Reach, riguardante le microplastiche aggiunte intenzionalmente.

Nella scorsa legislatura, si è anche trovato un accordo per il dibattuto regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio. L’accordo è arrivato dopo più di un anno dalla proposta della Commissione, mantenendo le principali misure per limitare gli imballaggi non necessari (come quelli utilizzati per frutta e verdura e quelli monouso nei ristoranti), nonché gli obiettivi settoriali di riutilizzo per il 2030 e il 2040, introducendo anche una maggiore flessibilità per i target di riutilizzo sulla spinta delle istanze portate avanti dall’Italia. In ultimo, è di fine agosto la conversione in legge del dl 84/2024, per il recepimento del Critical Raw Materials Act. Peccato che, nel recepirlo in Italia, sia stato completamente trascurato il grande potenziale del riciclo e della filiera dei Raee come previsto invece dall’atto emanato dalla Commissione Europea.

Nonostante la strada sia ben tracciata, siamo ancora lontani dall’obiettivo di raddoppiare il tasso di circolarità entro il 2030 a livello europeo. Per questo nella legislatura che si è appena aperta abbiamo chiesto che si intraprendano azioni efficaci per ridurre drasticamente i rifiuti e che venga data priorità alla riduzione dell’uso delle risorse, vista la forte dipendenza dell’Europa dalle risorse naturali per fornire materiali, cibo e carburante con impatti ambientali e climatici sempre più insostenibili, spingendo da una parte sul principio di premialità/penalità economica e, dall’altra, sull’efficacia dello strumento dell’end of waste. Priorità della prossima legislatura, pertanto, deve essere l’adozione di una Direttiva sulla gestione sostenibile delle risorse in Europa.

L’Italia sicuramente gioca un ruolo importante su questo tema a livello europeo, con diversi obiettivi, fissati al 2030, già raggiunti oggi. Questo primato è legato prevalentemente all’eccellenza di alcune realtà di filiera o imprenditoriali, protagoniste in questi mesi della campagna di Legambiente “I cantieri della transizione ecologica”, ben descritta in questo numero di Rifiuti Oggi. Al tempo stesso, oggi queste realtà sono sempre meno supportate da pianificazioni regionali o locali o normative coerenti con il percorso che hanno tracciato o che sono in grado di attuare. L’assenza di un supporto deciso da parte di chi amministra i territori e il Paese rischia di farci fare passi indietro, come dimostrano le sempre più frequenti richieste di nuovi termovalorizzatori che arrivano da diverse parti della penisola.

Diventa allora fondamentale accompagnare la realizzazione degli impianti necessari alla rivoluzione circolare del Paese, e sostenere lo sviluppo di filiere e settori strategici nel panorama nazionale, dal tessile alle materie prime critiche, dai rifiuti speciali ai Raee, passando per lo spreco alimentare. E occorre consolidare e rafforzare nei territori i principi cardine della gerarchia della gestione dei rifiuti, ossia le 4 R – riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero – contrastando ogni forma di illegalità.

I cantieri della transizione
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Speciale ecomondo 2024