In Italia abbiamo un problema (anzi più di uno) con l’immondizia. Lo scorso anno la produzione dei rifiuti è tornata a crescere del 2,3%, toccando i livelli pre-pandemia. In totale sono state ben 29,6 milioni di tonnellate le tonnellate di spazzatura generate nel nostro Paese. In pratica ogni cittadino italiano ha prodotto la bellezza di produce 502 chilogrammi di rifiuti nel 2021. A restituirci questi dati il Rapporto Rifiuti Urbani Edizione 2022 dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).

A colpire è anche il numero relativo all’esportazione della nostra spazzatura: nel 2021 i rifiuti urbani esportati sono stati 3 volte superiori a quelli importati; ne abbiamo portate fuori 659mila tonnellate, mentre l’import è stato pari al 219 mila. Tra le Regioni che esportano maggiormente l’immondizia (in Paesi come l’Austria, il Portogallo e la Spagna) spiccano la Campania e il Lazio.

Per quanto riguarda il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è andato a lievitare: nel 2021 è stato di 194,5 euro/abitante (nel 2020 era 185,6) in aumento di 8,9 euro ad abitante. I costi più elevati si rilevano al Centro con 230,7 euro/abitante, segue il Sud con 202,3 euro/abitante, mentre al Nord il costo è pari a 174,6 euro/abitante.

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Le Regioni e le province in cui sono stati prodotti più rifiuti

Dal report Ispra emerge che, ad eccezione della Valle d’Aosta e dell’Emilia-Romagna (la cui produzione è rimasta pressoché
stabil) tutte le Regioni italiane sono state caratterizzate da un aumento dei rifiuti prodotti. Tra quelle settentrionali, i maggiori incrementi si osservano per:

il Trentino-Alto Adige (+5,9%)
la Liguria (+3,9%)
il Piemonte (+2,9%)

Al Centro, invece, il maggior numero di rifiuti è stato generato da

Le Marche (+4,3%)
il Lazio (+2,4%)
la Toscana (+2,1%)

Infine al Sud gli aumenti legati alla produzione di spazzatura si sono registrati in:

Sardegna (+5%)
Calabria (+4,8%)
Campania (+3,6%)

A livello provinciale, i più alti valori di produzione pro capite si riscontrano per tre province in Emilia-Romagna: Reggio Emilia, con 763 chilogrammi per abitante, Ravenna con 735 chilogrammi e Piacenza con 720 chilogrammi. Invece, le province con i più bassi valori sono tutte localizzate nel sud Italia: Potenza con 337 kg, Enna con 347 kg, Benevento e Isernia entrambe con 370 kg. Al Centro, solo Rieti e Frosinone, rispettivamente con 387 kg e 380 kg, mostrano una produzione inferiore a 400 kg per abitante.

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Le città con i maggiori incrementi di immondizia

L’andamento della produzione dei rifiuti urbani nei 16 comuni con popolazione residente al di sopra dei 200 mila abitanti mostra un incremento, tra il 2020 e il 2021, del 2,8%, legato agli effetti della post-pandemia.

“La ripresa del pendolarismo e dei flussi turistici hanno avuto un ruolo particolarmente significativo nell’aumento del dato di produzione, che risulta più elevato rispetto al valore registrato su scala nazionale (+2,3%)” spiega l’Ispra.

Catania e Palermo mostrano incrementi pari, rispettivamente, al 5,8% e al 5,1%, seguite da Genova, Roma e Napoli, rispettivamente, con aumenti del 4,1%, del 4% e del 3,6%. Milano e Prato fanno entrambe rilevare un incremento del 3,4%. Solo Trieste, Bari e Bologna fanno registrare cali, rispettivamente del 5%, 3,8% e 2%. Verona rimane con una produzione sostanzialmente stabile (-0,9%).

La raccolta differenziata in lieve miglioramento

Come siamo messi, invece, con il riciclo? LA percentuale di raccolta differenziata si attesta al 64% della produzione nazionale, con una crescita di 1 punto rispetto al 2020. In termini quantitativi, dopo la lieve flessione registrata nel 2020 (-0,9%), la raccolta differenziata torna a crescere aumentando di circa 720 mila tonnellate (da 18,2 milioni a quasi 19 milioni di tonnellate). A livello di macroarea, le percentuali di raccolta rispetto alla produzione totale sono pari al 71% per le Regioni settentrionali, al 60,4% per quelle del Centro e al 55,7% per le regioni del Mezzogiorno.

Nel corso del 2021, raggiungono o superano l’obiettivo del 65%, fissato dalla normativa per il 2012, ben 9 Regioni: Veneto (76,2%), Sardegna (74,9%), Lombardia (73%), Trentino-Alto Adige (72,6%), Emilia-Romagna (72,2%), Marche (71,6%), Friuli-Venezia Giulia (67,9%), Umbria (66,9%) e Piemonte (65,8%). Sono prossime all’obiettivo l’Abruzzo (64,6%), la Toscana (64,1%) e la Valle d’Aosta (64%). La Basilicata, la cui percentuale mostra un incremento di oltre 6 punti, si colloca al 62,7%, mentre il Molise, la Puglia e la Liguria si attestano, rispettivamente, al 58,8%, al 57,2% e 55,2%.

Per Molise e Puglia si registrano crescite delle percentuali di raccolta di 3,3 e 2,7 punti, rispettivamente. La Campania raggiunge il 54,6%, il Lazio il 53,4% e la Calabria, con una crescita di 1,5 punti, il 53,1%. Al di sotto del 50% si colloca solo la Sicilia (46,9%) che, tuttavia, fa registrare un aumento di 4,7 punti rispetto alla percentuale del 2020 (42,3%). In particolare, in questa regione, nel quinquennio 2017-2021, la percentuale di raccolta differenziata è più che raddoppiata.

Per quanto riguarda la tipologia di prodotti più differenziati, l’organico si conferma la frazione più raccolta in Italia. Rappresenta il 39% del totale. Il 69,6% della frazione organica è costituito dall’umido proveniente da cucine e mense (5,1 milioni di tonnellate), il 26,1% (1,9 milioni di tonnellate) dai rifiuti biodegradabili provenienti dalla manutenzione di giardini e parchi, il 3,6% (265 mila tonnellate) dai rifiuti avviati al compostaggio domestico e lo 0,7% (circa 51 mila tonnellate) dai rifiuti dei mercati.

A seguire troviamo la carta e il cartone che rappresentano il 19,1% del totale; segue il vetro con il 11,9% e la plastica che
rappresenta l’8,8% del totale raccolto. Il 95% dei rifiuti plastici raccolti in modo differenziato è costituito da imballaggi

I capoluoghi più virtuosi

Quali sono le città italiane in cui la differenziata ha raggiunto livelli soddisfacenti?

I comuni capoluogo con percentuali di raccolta differenziata più elevate sono:

Como (91,9%)
Treviso (87,5%)
Ferrara (87,3%)
Pordenone (86,3%)
Belluno (85,6%)

Passando alle città di maggiori dimensioni (più di 200 mila abitanti), i maggiori livelli di raccolta si osservano per Prato, Venezia e Milano, con percentuali pari, rispettivamente, al 72,6%, 65,2% e 62,5%; seguono Padova, con il 61,3% e Bologna, 57,2%. Verona, Firenze e Torino raggiungono, rispettivamente, il 54,5%, 53,5% e 53,3%. Roma, in leggera crescita rispetto al 2020, si attesta al 45%, Trieste e Genova,
rispettivamente, al 41,7% e al 39,9%, Bari e Napoli, infine, si collocano al 38,3% e 37,5%. Per quanto riguarda le città della Sicilia, si rileva per Messina un’ulteriore crescita dal 29,2% al 32,1%. Palermo e Catania fanno rilevare percentuali pari, rispettivamente, al 13,6% e 11,3%.

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Fonte: ISPRA 

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