A valle della chiusura delle indagini preliminari collegate all’inchiesta “Stop stinks” sulla discarica gestita a Rosignano Marittimo dalla società 100% pubblica Scapigliato, il consigliere Marco Landi – in qualità di portavoce dell’opposizione – ha presentato in Consiglio regionale un’interrogazione chiedendo chiarimenti nel merito.
A rispondere è stata ieri l’assessora regionale all’Ambiente Monia Monni (qui la registrazione della seduta, a partire dal minuto 2:14), dettagliando come gli uffici tecnici della Regione abbiano costantemente monitorato e guidato – tramite puntuali prescrizioni – l’evolversi degli interventi messi in campo da Scapigliato, in particolare per quanto riguarda la stabilizzazione del versante est della discarica e per la realizzazione di un nuovo impianto di trattamento e stoccaggio del percolato.
Nel dettaglio, il settore sismico regionale ha verificato che «sul piano della stabilità del terreno, gli interventi realizzati hanno avuto risultati positivi» grazie ad un’imponente paratia di contenimento, e che il monitoraggio sta continuando per assicurarsi che non emergano problematiche.
«Varie misure – ha aggiunto Monni – sono state adottate per mettere in sicurezza l’impianto, con misure aggiuntive e ulteriori prescrizioni all’azienda. Ad oggi l’impianto (di trattamento e stoccaggio del percolato, ndr) risulta attivo ed è aumentata l’area di accumulo del percolato».
Nonostante ciò, Landi ha replicato che «sarebbe forse opportuno sospendere l’autorizzazione alla società Scapigliato in via cautelativa, da parte della Regione».
In questo modo però non solo si priverebbe la Toscana del suo più importante impianto per lo smaltimento in sicurezza di rifiuti non pericolosi che non siano avviati a riciclo o recupero energetico, ma si fermerebbe anche il percorso di sviluppo sostenibile impostato da Scapigliato con la “Fabbrica del futuro” e approvato dalla Regione proprio attraverso l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata nel 2019: tale Aia indica lo stop al conferimento di rifiuti in discarica entro il 2030, lasciando spazio ad impianti per un maggior recupero di materia ed energia, in primis tramite la realizzazione di un biodigestore anaerobico.
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