Stanno venendo al pettine, purtroppo in modo distruttivo per il territorio, i nodi legati all’ormai strutturale mancanza di siti idonei a gestire i gessi rossi, il rifiuto speciale che maggiormente caratterizza la produzioni biossido di titanio condotta a Scarlino dalla Venator.
Con una lettera inviata ai fornitori, Venator informa infatti che a partire da giugno sarà interrotta «tutta la produzione residua del sito di Scarlino», in quanto non saprebbe dove conferire gli scarti di produzione.
Una realtà che mostra quanto possa essere vuota la retorica sui “rifiuti zero”, quando per ogni tonnellata di biossido di titanio prodotta si generano rifiuti pari a sei tonnellate di gessi rossi, che pure a loro volta nascono in un’ottica di circolarità “recuperando” il rifiuto di un altro ciclo produttivo, quello del marmo di Carrara.
I gessi rossi sono infatti il risultato dell’abbattimento delle acque acide del processo industriale per la produzione del biossido di titanio, tramite l’impiego della marmettola (carbonato di calcio idrato) derivante della segatura del marmo. Ne consegue che il sempre più probabile stop all’attività produttiva di Venator darebbe non pochi problemi anche alla gestione della marmettola.
In attesa di trovare impieghi auspicabilmente più sostenibili per entrambi i flussi di questi rifiuti, i gessi rossi sono stati tradizionalmente impiegati per il recupero ambientale dell’ex cava di Poggio Speranzona, a Montioni.
Un modus operandi finito nel 2021 nel mirino della Commissione parlamentare ecomafie – che è giunta a concludere come i gessi rossi dovrebbero essere smaltiti in discarica – e comunque giocoforza limitato dall’esaurimento degli spazi nell’ex cava.
Un tema scottante per il territorio già da lustri, tant’è che nel 2017 si tenne anche un dibattito pubblico sul tema promosso dalla Regione, anche se dagli esiti tutt’altro che risolutivi. L’urgenza di trovare impianti adeguati dove gestire tali rifiuti speciali si è fatta man mano più pressante a partire appunto dal 2021, ma ad oggi nessun nuovo impianto è stato autorizzato allo scopo: anche gli spiragli che sembrano essersi aperti sul finire del 2022 sono ad oggi senza sbocchi.
«Purtroppo – dichiara Venator – nonostante la stretta collaborazione con la Regione per lo sviluppo di soluzioni per le discariche, non abbiamo ancora ricevuto le necessarie autorizzazioni per le discariche e dunque interromperemo la produzione nel giugno 2023».
Dalla Regione rimandano la palla al mittente, affermando che l’azienda pensa solo al breve periodo – ovvero a dove trovare spazi di discarica per continuare nell’immediato l’attività produttiva – anziché a potenziali forme di riduzione e recupero dei rifiuti generati. Appare però evidente che, senza una soluzione percorribile nel brevissimo periodo, nel medio-lungo semplicemente non ci sarebbe più un attore industriale da sollecitare: resterebbero solo le bonifiche da dover finanziare, e una nuova ondata di disoccupazione e desertificazione industriale da arginare.
L’articolo Senza gestione rifiuti non c’è industria: Venator dice stop alla produzione sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.