Il fumo uccide – non solo chi dipende dalla nicotina, ma anche animali, piante, interi ecosistemi che sono costretti a confrontarsi con milioni di migliaia di filtri che vengono abbandonati nell’ambiente: ancora oggi, infatti, i mozziconi di sigaretta sono i rifiuti marini più diffusi e più inquinanti.
Si stima che ogni anno più di quattro trilioni e mezzo di filtri di tabacco vengano disseminati in giro per il mondo: moltissimi di questi finiscono dispersi nelle acque dei corsi d’acqua, dei mari e degli oceani, con conseguenze devastanti per la salute dei pesci e degli altri animali acquatici.
Ci vuole un attimo a gettare a terra o nella sabbia un mozzicone di sigaretta, ma secoli perché questo si degradi nell’ambiente – rilasciando catrame, fibre di plastica e altre sostanze inquinanti e nocive per la salute. Molto più di un gesto di inciviltà, dunque, quello di buttare a terra un mozzicone: purtroppo, però, la maggior parte dei fumatori maleducati non si rende conto dei danni provocati da questo gesto.
Oltre il 90% delle sigarette in commercio presenta filtri in acetato di cellulosa – un materiale plastico che, nel tempo, si fotodegrada ma non si distrugge. Il processo porta alla scomposizione del mozzicone in frammenti di plastica sempre più piccoli, le microplastiche, che finiscono trasportati dall’acqua corrente verso fiumi e laghi e che troppo spesso vengono scambiati per cibo.
Non è raro vedere mamme uccelli o pesci che imboccano i loro piccoli con mozziconi di sigaretta, come mostra questa toccante fotografia scattata qualche anno fa su una spiaggia della Florida:
Insomma, i mozziconi di sigaretta restano il rifiuto più diffuso e pericoloso al mondo – più pericoloso persino della tanto demonizzata plastica. Ciò è dovuto alla presenza delle sostanze chimiche tossiche – più di 7.000, di cui almeno 70 sono direttamente connesse a un aumentato rischio di insorgenza di tumore negli esseri umani come negli animali.
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Sono ormai numerosi gli studi che dimostrano come le sostanze chimiche rilasciate dai mozziconi disperse nell’ambiente abbiano conseguenze negative sullo stato di salute dei molluschi, dei crostacei e dei pesci, che finiscono per pesare meno o addirittura per contrarre patologie croniche. Anche la crescita delle piante terrestri è influenzata negativamente dalla presenza di mozziconi di sigaretta.
Tra l’altro, la letteratura scientifica è ormai concorde nel sostenere che i filtri in acetato non attenuano in alcun modo i danni del fumo di sigaretta per i polmoni dei fumatori, ma che rappresentano al contrario una strategia commerciale che spinge i consumatori a fumare di più.
Chi fuma una sigaretta con il filtro, infatti, si sente in qualche modo più “protetto” dai danni del fumo e questo lo spinge a fumare di più – con il doppio paradosso di danneggiare maggiormente la propria salute e di rilasciare nell’ambiente quantità esorbitanti di filtri in acetato.
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Contro i mozziconi di sigaretta nell’ambiente sono state messe in atto diverse strategie dagli ambientalisti e dagli amministratori locali che devono occuparsi di raccogliere e smaltire questi rifiuti. Alcuni governi nazionali, come quello del Gambia e del Benin, hanno imposto tasse ambientali sui pacchetti di sigarette per raccogliere fondi utili a ripulire strade e spiagge da questi rifiuti.
In Svezia, invece, hanno addestrato corvi per insegnare loro a raccogliere i mozziconi dispersi in giro in cambio di una ricompensa in cibo, mentre il Governo spagnolo ha imposto dallo scorso aprile l’obbligo ai produttori di sigarette ad occuparsi della raccolta e dello smaltimento dei mozziconi.
Insomma, al di là di sporadiche iniziative volte a contenere la dispersione nell’ambiente di questo rifiuto così pericoloso, non esistono ancora norme a livello mondiale che regolamentano la produzione e lo smaltimento di questi filtri – né tantomeno alternative all’utilizzo della plastica all’interno dei mozziconi.
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