Le acque reflue sono importanti fonti di rifiuti, molto spesso plastici, che finiscono direttamente nell’ambiente acquatico senza alcun tipo di mediazione, con conseguenze non ancora del tutto comprese da parte degli scienziati.

Si tratta perlopiù di salviettine umidificate usa e getta, cotton fioc, prodotti igienici quali assorbenti o applicatori per tamponi, che non vengono conferiti correttamente negli appositi contenitori per i rifiuti ma vengono gettati nel WC, finendo così negli scarichi fognari.

Ma, se i nostri rifiuti organici (solidi o liquidi) possono essere scomposti e metabolizzati dai microorganismi una volta finiti negli ambienti acquatici, questi rifiuti sono costituiti in parte o del tutto da polimeri plastici (polietilene, polipropilene e altri) – il che li rende, come sappiamo, immuni all’azione dei batteri decompositori.

La presenza di questi rifiuti nelle acque di fiumi o mari o sulle spiagge, tuttavia, non rappresenta una minaccia solo per la sopravvivenza degli animali marini che possono soffocarsi ingerendo per errore uno di questi oggetti. Come dimostrato da un nuovo studio, i rifiuti associati alle acque reflue possono trasformarsi in un vero e proprio serbatoio di batteri potenzialmente dannosi anche per la nostra salute.

I ricercatori dell’Università di Stirling, nel Regno Unito, hanno trovato infatti intere colonie di batteri fecali ancora presenti su rifiuti quali salviettine umidificate o cotton fioc rinvenuti spiaggiati lungo le coste scozzesi dopo aver viaggiato attraverso gli scarichi fognari.

Ma non solo: si è scoperto che alcuni tipi di batteri (come E. coli e enterococchi intestinali) si legano alle materie plastiche più spesso che a materiali naturali come alghe e sabbia, prolungando così la loro persistenza nell’acqua o sulle spiagge.

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I ricercatori hanno raccolto rifiuti plastici provenienti dalle acque reflue in dieci spiagge lungo l’estuario del Firth of Forth, nei pressi di Edimburgo (Scozia). Su di essi è stata trovata anche la presenza di vibrione, un batterio che causa problemi intestinali e che sembra molto propenso a colonizzare le salviettine umidificate che molte persone gettano erroneamente nel gabinetto.

Si tratta di una semplice osservazione sul campo che non fornisce cifre esatte su quanto la presenza di queste colonie batteriche sui rifiuti plastici provenienti dai nostri scarichi domestici possa effettivamente rappresentare un rischio per la nostra salute, ma i risultati raccolti sono già tutt’altro che positivi.

La ricerca si innesta nel più ampio progetto Plastic Vectors, finanziato dal Natural Environment Research Council (NERC), che ha come obiettivo quello di comprendere come la plastica dispersa nell’ambiente possa contribuire a trasportare batteri e virus, rappresentando una minaccia per la nostra salute.

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Fonte: Marine Pollution Bulletin

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