Nel 2021 l’Italia ha visto aumentare in modo esponenziale l’immesso al consumo di imballaggi (oltre 14 mln ton, +8,5% sul 2020), ma la gestione post-consumo ha retto l’urto: l’avvio a riciclo è arrivato al 73,3% (10,55 mln ton, +0,3%), secondo quanto riporta il Programma generale pubblicato ieri dal Conai, ovvero il Consorzio nazionale imballaggi.

Se poi alle cifre dell’avvio a riciclo sommiamo quelle del recupero energetico, che usa i rifiuti di imballaggio come combustibile alternativo per produrre energia, i numeri crescono: nel 2021 l’Italia supera l’82% di imballaggi avviati a recupero, ossia più di 11,8 mln di ton.

Si tratta di una performance importante, anche se è utile ricordare che riguarda una minima frazione di tutti i rifiuti che generiamo annualmente, dato che gli imballaggi si fermano all’8% del totale.

«In una situazione pandemica che allentava la morsa pur senza cessare, la ripresa dei consumi nel 2021 è stata davvero forte – spiega Luca Ruini, presidente Conai – E dal momento che le percentuali di avvio a riciclo si basano sulle quantità di imballaggi immesse sul mercato, molti pensavano che l’Italia non avrebbe confermato il 73% del 2020. Gli italiani, però, si sono confermati bravissimi nella raccolta differenziata, e il nostro lavoro non si è fermato. Così, l’Italia ha potuto avviare a riciclo un nuovo quantitativo record di imballaggi».

Con grandi vantaggi ambientali, sociali (si pensi agli occupati di settore) e di competitività economica, specialmente in un periodo in cui il nostro Paese – storicamente povero di materie prime – si trova a fronteggiare imponenti incrementi di prezzo per tutte le principali commodity (che hanno coinvolto anche le materie prime seconde, registrando un +146% nel 2021 rispetto al 2020).

Al contempo, raccogliere in modo differenziato e avviare a riciclo le varie frazioni dei rifiuti urbani non è certo un compito a costo zero. Così come tenere pulita casa propria ha un costo, lo stesso vale per la propria città. Di quanto si parla? Per farsene un’idea basta dare un’occhiata ai risultati economici di Conai.

Il sistema consortile si sostiene attingendo 1,168 mld di euro dal contributo ambientale (Cac) e “solo” 475 mld di euro dalla vendita dei materiali raccolti. Di queste risorse, la gran parte torna ai Comuni nell’ambito dell’Accordo Anci-Conai sui maggiori oneri per la raccolta differenziata: nel 2020 Conai ha riconosciuto alle amministrazioni locali italiane 654 milioni di euro, dato salito a 743 mln di euro nel 2021. E probabilmente crescerà ancora.

Si stima che in totale questi ammontino già a circa 1 miliardo di euro (ma c’è chi arriva a raddoppiare questa stima): per questo il contributo riconosciuto dal Conai ai Comuni sembra destinato a incrementarsi ancora nei prossimi anni, in modo da recepire le direttive Ue in materia

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