Questo articolo è spiccatamente autobiografico e necessita di una premessa: da anni – come già sa chi mi segue – cerco di condividere e diffondere le buone pratiche legate alla sostenibilità ambientale. Tra esse non possono mancare quelle volte a ridurre i consumi energetici che, oggi più che mai, sono diventati una preoccupazione per molte famiglie. Quel che forse non tutti sanno è che, oltre alla questione dei costi, “complessivamente, gli edifici dell’UE sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra, dovute principalmente alla costruzione, all’utilizzo, alla ristrutturazione e alla demolizione”.

Tuttavia nell’ultimo anno, in maniera preponderante sugli altri aspetti, il profilo economico di tale problematica si è imposto nel dibattito pubblico soprattutto a seguito della crescita esponenziale dei costi energetici.

Gli studi e le opere realizzate negli ultimi anni per ottenere edifici più efficienti sotto il profilo energetico e quindi attuare la transizione energetica del patrimonio esistente (anche attraverso strumenti come i diversi bonus fiscali) oggi divengono di stretta attualità. Tuttavia, oltre alle grandi modifiche strutturali, anche il nostro stile di vita può comportare un aumento o un taglio della bolletta. Passare, però, dalla teoria alla pratica può non essere così semplice. Gli esempi aiutano e, da qui, è nata la richiesta di raccontare un caso concreto, di una famiglia come tante che prova a ridurre la propria quota di emissioni climalteranti e che un giorno è arrivata a porsi provocatoriamente una domanda: “sarebbe possibile vivere senza accendere climatizzatori o i termosifoni per un anno?”.

L’unico modo per scoprirlo è stato provarci, senza la pretesa di essere presi a modello, ma mossi dalla curiosità di capire quanto le buone pratiche possano fare la differenza e scoprire, ad esempio, se, a Roma, in un appartamento di poco più di 130 metri quadri, tre persone (due adulti ed un bambino) possano star bene anche a 18 gradi magari indossando un maglione o, in estate, possano trovare fra le mura domestiche un angolo più fresco utilizzando le tende, il tutto unito ad altre piccole e grandi soluzioni adottate per risparmiare energia (e CO2). Tocca, però, fare un altro passo indietro e parlare dei criteri usati per la scelta dell’abitazione, ricordando che questo è solo uno dei tanti (e diversi) esempi che si potrebbero fare e che ogni appartamento può avere le proprie peculiarità e specificità, non sempre replicabili allo stesso modo (ma questo non vuol dire che non ci siano altre risposte a quesiti e situazioni diverse!).

Cara casa, quanto mi costerai (in bollette)?

Scegliere una casa non è mai semplice: se non si è addetti ai lavori, molte caratteristiche (e problematiche) dell’alloggio emergono solamente vivendoci. Tuttavia fare attenzione ad alcuni dettagli può essere un buon inizio. Se è fondamentale conoscere la classe energetica di partenza, dobbiamo anche sapere che possiamo intervenire migliorando le prestazioni energetiche del nostro immobile usufruendo, al contempo, degli incentivi fiscali concessi in caso di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare preesistente.

Quando abbiamo comprato casa, seppur avessimo già messo in conto di far eseguire lavori di ristrutturazione, io e mio marito avevamo delle richieste imprescindibili: la presenza di una doppia esposizione che garantisse un sistema di aerazione naturale (agevolati magari da una posizione su un piano alto) e che garantisse, al contempo, nelle diverse ore della giornata (e delle stagioni) un lato della casa in ombra ed uno al sole nonché un soffitto adeguatamente alto che consentisse d’estate al calore di salire (anche perché a Roma combattere le alte temperature può essere più gravoso e oneroso che tenere fuori il freddo).

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Ristrutturare tenendo presente l’efficienza energetica (sfruttando anche gli incentivi)

I vari bonus – super, eco e via dicendo – che vengono erogati non forniscono più alibi: oggi non ci sono più scuse, ma, al contrario, esistono tanti incentivi per ristrutturare una casa senza poi considerare i risparmi che si ottengono migliorando l’efficientamento energetico delle abitazioni. Così, pur ristrutturando radicalmente gli spazi per adattarli alle diverse funzioni, abbiamo chiesto di valorizzare la luce del sole (prevedendo tende interne ed esterne per l’estate), il ricambio d’aria naturale, l’adozione di finestre con i doppi vetri, la scelta di elettrodomestici (in ogni caso dimensionati alle nostre esigenze senza eccedere in acquisti “XXL”) ad altissima efficienza energetica, lo studio dei punti luce esclusivamente con i LED – la tecnologia ad oggi meno energivora – e anche con l’inserimento di un addolcitore che ha, tra i vari effetti benefici, la riduzione del calcare negli elettrodomestici che è nemico dell’efficienza energetica. Laddove possibile i termosifoni sono poi stati posizionati su pareti interne.

Tra le diverse idee utili elaborate dalla progettista, non posso non citare il fatto di separare, con una porta a vetri, la zona giorno da quella notte perché in effetti queste diverse parti della casa sono abitate in momenti differenti della giornata e quindi, all’occorrenza, è possibile climatizzare solo l’ambiente occupato in quel momento.

Se una casa ben (ri)progettata – dall’inizio o mediante un intervento di ristrutturazione – può incidere sui consumi ed essere una “spinta gentile” all’adozione di una serie di buone pratiche, la consapevolezza di quanto un diverso modo di vivere possa incidere sui consumi farà il resto.

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Adottare scelte consapevoli per un cambiamento comportamentale

Avere un’abitazione efficiente non basta. Anche se provenisse da fonti rinnovabili e fosse fornita “gratuitamente” (come accade ai possessori di un impianto fotovoltaico), la miglior energia – cosiddetta “bianca” – rimane quella che non viene consumata. Secondo le stime, comportamenti virtuosi possono assicurare un taglio dei consumi anche del 20%  e, quindi, un abbattimento delle emissioni climalteranti correlate oltre che dei costi (almeno nella parte variabile della bolletta).

Così, anche laddove siano stati scelti elettrodomestici di classe A, l’ottimizzazione (e riduzione) dei consumi passa dal modo in cui (e dal “se”) li utilizziamo. Oltre, ad esempio, ad utilizzare lavatrici e lavastoviglie possibilmente a pieno carico, è buona regola impiegare la forza del sole e del vento per asciugare i panni e dobbiamo sempre chiederci se sia davvero necessario infilare un capo nella lavatrice e quindi fare – come si dice a Roma  “una messa, una lavata”. Un altro aspetto non trascurabile è scegliere abiti che stanno bene anche senza essere stirati, accettare qualche piega e così via.

Un maglione in più può fare la differenza

Sul fronte della climatizzazione, sono doverose un paio di premesse. Un appartamento posizionato nel piano intermedio di un edificio condominiale solitamente consente di ridurre la dispersione energetica d’inverno e non essere colpito dai raggi solari su ogni lato d’estate. Nel nostro caso il palazzo è dotato di un impianto di riscaldamento centralizzato che, anche in caso di mancato utilizzo, comporta il pagamento della cosiddetta quota fissa. Un’altra riflessione da fare è che in città come Roma il vero nemico (se così possiamo dire) spesso è più il caldo d’estate che il freddo invernale (oramai spesso fin troppo mite in conseguenza dei cambiamenti climatici).

In ogni caso, non essendo di certo ai Tropici, solitamente tra dicembre e febbraio cerchiamo di adottare una serie di buone pratiche per far entrare il calore…o almeno per non farlo uscire. Durante la stagione fredda un grande aiuto ci viene fornito dal sole: durante le ore diurne per fare entrare i raggi nei lati esposti apriamo le serrande e, quando fa buio e le temperature si abbassano, le chiudiamo per coibentare meglio gli ambienti. Sorvegliati speciali sono gli spifferi che non provengono dalle finestre col doppio vetro, ma dalle porte d’ingresso di casa (sin dall’origine sono due e, tra loro, non mancano gli scontri d’aria) e da alcune mensole sotto le finestre. Alleati preziosi sono diventati dei paraspifferi fai da te: laddove ne serva uno grande, sfruttiamo i vecchi cuscini paracolpi che usavamo nella culla di nostro figlio mentre per coprire spazi più piccoli abbiamo realizzato dei paraspifferi con degli abiti non più utilizzabili (come i calzini!). Così, partendo da piccoli esempi di riuso creativo, evitiamo che il tepore naturale della casa fugga via.

Lo scorso inverno la temperatura media registrata in casa è stata di 16-18 gradi (la minima in un paio di occasioni è stata di 13,9 gradi, in salone) e, a quel punto, è bastato indossare un maglione, coprirsi con una coperta in più a letto o sul divano o, al più, sorseggiare una gustosa tisana calda.

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Difendersi dal caldo

Difendersi dal caldo richiede una strategia completamente diversa. I primi grandi alleati sono le tende da sole e, qualora non siano installate, ricordiamoci di abbassare le tapparelle quando arrivano i raggi diretti e di favorire l’areazione interna, lasciando aperte le porte dei vari ambienti, per evitare che ristagni l’umidità. Per il ricambio dell’aria, qualora non abbiate installato sistemi di ventilazione meccanica controllata, basterà aprire le finestre che in quel momento non sono colpite dai raggi solari. All’occorrenza si può sfruttare un ventilatore. A tavola optate per piatti freddi (eviterete anche di accendere fuochi e forno!). La canicola romana potrà infine è essere tranquillamente superata grazie a qualche (rapida!) doccia fresca.

Grazie alla conformazione della casa, anche a seguito della ristrutturazione, questi piccoli accorgimenti ci hanno consentito di vivere un anno (quasi 2!) senza accendere né climatizzatori né termosifoni, ma, al contempo, senza subire il caldo o il freddo.

Una casa a…rinnovabili senza avere i pannelli sul tetto

Anche se ultimamente quando si nomina la parola “energia” si pensa (legittimamente) quasi esclusivamente ai problemi legati ai conti in rosso, in questa casa ogni comportamento, tra quelli elencati, è stato adottato per condurre una vita a minimo impatto ambientale anche qualora ciò avesse richiesto un costo (sopportabilmente) maggiore. Non potendo – almeno per ora – avere un impianto personale per autoprodursi energia da fonti rinnovabili, la scelta logica è stata quella di rivolgersi ad ènostra, fornitore cooperativo di energia elettrica rinnovabile, sostenibile ed etica. Proprio nel 2018, quando abbiamo comprato casa, la cooperativa energetica ha lanciato un “fondo produzione” per investire in impianti rinnovabili collettivi ed abbiamo deciso di partecipare con una quota di impianto che coprisse i nostri consumi. Il nostro fabbisogno elettrico è ora soddisfatto dall’energia prodotta dalla turbina eolica del Cerrone (Gubbio) entrata in funzione nell’autunno 2021. Da allora abbiamo goduto di una tariffa fissa con un costo dell’energia che riflette il costo di produzione. Se questa azione era stata compiuta solamente per poter essere prosumer e quindi fare la nostra parte in un percorso che potesse portarci – almeno per quanto riguarda l’energia elettrica – a sganciarci dalle fonti fossili, in realtà nell’ultimo anno si è tramutata in un gran risparmio che ha spinto molte persone ad aderire al fondo destinato alla creazione di nuovi impianti e, in primis, a quello che consentirà di installare una nuova turbina eolica, nel 2023, a il Castiglione (Gubbio).

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Sì, ma quanto sono i consumi?

A conti fatti, negli ultimi dodici mesi, abbiamo consumato 70 metri cubi di gas (destinati alla cucina e all’acqua calda sanitaria) e zero per ciò che riguarda il riscaldamento centralizzato (per il quale comunque sopportiamo una parte delle spese destinate alla manutenzione dell’impianto). Per quanto riguarda la bolletta elettrica quest’anno il consumo stimato è di circa 1.400-1.450 kilowattora (kWh) (erano 1.850 kWh 2 anni fa) e quindi ben al di sotto dei consumi di una famiglia media che, secondo i dati Arera, si attestano a circa 2.700 kWh.

Questa è solo la storia di un appartamento “qualsiasi” di Roma abitato da una famiglia che cerca di ridurre il proprio impatto ambientale. Se non tutti i comportamenti sono ripetibili in forma generalizzata, una regola, però, vale sempre: puntare sull’efficienza laddove sia tecnicamente (ed economicamente) possibile è oggi una forma di investimento per il Pianeta…e spesso anche per il portafogli.

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