La guerra d’aggressione russa in Ucraina ha richiamato l’attenzione anche sul disastro nucleare di Chernobyl del 1986, quando il reattore 4 della centrale nucleare esplose e contaminò circa 150.000 Km2 di territorio. La zona di esclusione intorno alle rovine nucleari è ancora radioattiva e inabitabile. Nonostante tutto questo, durante le prime settimane di guerra l’esercito russo conquistò quel cadavere nucleare e i soldati di Mosca hanno scavato trincee e rifugi dentro e intorno alla “foresta rossa”, una zona fortemente contaminata a ovest delle rovine nucleari e l’alimentazione elettrica alla centrale era stata temporaneamente interrotta. Allora la Russia aveva dispiegato intorno alla centrale nucleare di Chernobyl circa 600 soldati e, secondo informazioni ucraine non confermate, molti di loro hanno avuto bisogno di cure mediche
Un team di Greenpeace Deutschland assistito da scienziati ucraini è stato a Chernobyl per valutare gli effetti sul campo delle attività militari russe e quali potenziali pericoli sono esposti alle persone e l’ambiente. Secondo a valutazione degli esperti locali: «L’international atomic energy agency (IAEA) minimizza i rischi nucleari posti dall’invasione russa delle rovine della centrale nucleare di Chernobyl».
Le misurazioni delle radiazioni del team hanno infatti documentato «Livelli di radioattività nella regione che hanno superato il limite internazionale per le scorie nucleari di un fattore 4». Eppure, alla fine di aprile il direttore dell’IAEA, Rafael Mariani Grossi, aveva annunciato che, nonostante l’aumento delle radiazioni, i livelli non rappresentavano una grave minaccia per l’ambiente o le persone.
Secondo Thomas Breuer, esperto nucleare di Greenpeace Detschland, «L’IAEA manca di obiettività. Non valuta in modo indipendente i rischi dell’energia nucleare. Affinché l’Agenzia possa reagire in modo credibile ai numerosi pericoli dell’energia nucleare, deve essere trasformata da agenzia per la proliferazione dell’energia nucleare in autorità di controllo. Ha le competenze e gli esperti per farlo».
Jan Vande Putte, esperto di radioprotezione di Greenpeace Belgique, conferma: «All’interno delle trincee russe abbandonate, abbiamo misurato livelli di radiazioni gamma che si rilevano in presenza di scorie nucleari a bassa attività. È chiaro che i militari russi operavano in un ambiente altamente radioattivo, ma non è questo che l’IAEA cerca di comunicare. Possiamo solo concludere che, per qualche motivo, l’IAEA ha deciso di non indagare a fondo. E’ chiaro dalla nostra indagine che non c’è nulla di normale nei livelli di radiazioni all’interno della Zona di esclusione di Cernobyl, nonostante ciò che l’IAEA vorrebbe far credere al mondo».
Durante il tour di misurazione di 4 giorni, il team di Greenpeace ha analizzato 19 campioni prelevati dall’area in cui i soldati russi hanno scavato trincee, esponendo così il suolo contaminato radioattivamente. Il campione fortemente contaminato è stato consegnato in loco alle autorità ucraine. Inoltre, i tecnici ambientalisti hanno potuto provare ulteriori danni causati dalle truppe russe con l’ausilio del “Chornobyl Study”, realizzato da McKenzie Intelligence Services su commissione di Greenpeace Deutschland, che utilizza immagini satellitari.
Secondo fonti ucraine, un database con importanti informazioni sulle aree radioattive della regione è stato distrutto e un laboratorio è stato saccheggiato. Il lavoro scientifico sulla gestione delle radiazioni è stato ritardato di decenni. Accuse in gran parte confermate dall’Iaea.
La missione di ricerca di Greenpeace è stata approvata dal governo ucraino e Breuer sottolinea; «Vogliamo sapere cosa è successo sul terreno. Le informazioni fornite dall’IAEA finora sono insufficienti. Con le nostre misurazioni scientifiche, la sicurezza delle persone nella regione potrà essere valutata meglio in futuro».
Per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa, a Chernobyl sono state effettuate misurazioni indipendenti ed è stata verificata la dichiarazione dell’IAEA . «Tra l’altro – fa notare Greenpeace – non sono da escludere eventuali conflitti di interesse: il vicedirettore dell’IAEA è Mikhail Chudakov, che è stato a lungo dipendente della compagnia nucleare russa Rosatom, la società statale che ha finora venduto 18 reattori nucleari in Europa: in Finlandia, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia e Repubblica Ceca. E’ nell’interesse della Russia presentare l’energia nucleare come sicura: sono coinvolti molti soldi».
Greenpeace Deutschland evidenzia che «I regolari incendi boschivi nella regione di mostrano che la zona di esclusione intorno a Chernobyl rimane pericolosa decenni dopo il disastro, che può dare origine a fumo radioattivo. Sollevare letteralmente la polvere in quest’area porta a un’esposizione alle radiazioni misurabilmente maggiore».
Durante il dispiegamento dei soldati russi e i lavori di sterro nella regione, gli esperti di Greenpeace avevano avvertito che questo avrebbe potuto portare a un aumento dell’inquinamento radioattivo. Invece, L’IAEA il 28 aprile ha detto che rientrava tutto nella norma.
Breuer denuncia che «L’Organizzazione per l’energia atomica è stata finora riluttante a criticare e continua a sostenere l’esistenza di centrali nucleari in tutto il mondo. E non solo lei. La Commissione europea vuole promuovere il nucleare e includerlo nella sua tassonomia. Ecco perché è più importante che mai documentare l’impatto ambientale del peggior disastro nucleare del mondo e porre fine all’energia nucleare».
Per Shaun Burnie, un altro esperto nucleare di Greenpeace Deutschland, «Comprendere la complessità degli effetti delle radiazioni di Cernobyl è cruciale e può essere fatto soltanto mediante una cooperazione scientifica internazionale, messa a rischio dalla guerra della Russia contro l’Ucraina. La sicurezza degli scienziati e degli addetti alla centrale che monitorano le radiazioni sono ora minacciati da un numero imprecisato di mine russe e di esplosivi antiuomo. Questa è un’ulteriore, oltraggiosa eredità della guerra scatenata dalla Russia ed è un crimine contro l’ambiente e contro la scienza. L’AIEA sembra riluttante a spiegare l’entità dei rischi da radiazioni a Cernobyl e l’impatto dell’occupazione russa».
Intanto, mentre gli ucraini ritornati a Chernobyl tentano di mettere in sicurezza l’area intorno alla centrale. Greenpeace sottolinea che «E’ preoccupante che la più grande centrale nucleare del mondo a Zaporizhzhia non sia sotto il controllo del regolatore nucleare di Kiev e, inoltre, si trovi in una regione contesa. Brauer ha detto che «Gli impianti nucleari, come le basi di armi nucleari, possono essere bersagli di attacchi o diventare i cosiddetti danni collaterali. Chernobyl e Zaporizhzhia ci avvertono che la Germania deve attenersi all’eliminazione graduale del nucleare».
E proprio mentre gli esperti nucleari di Greenpeace avvertivano sui nuovi pericoli del nucleare civile in un Paese in guerra, da Zaporizhzhia arrivava una preoccupante conferma: il servizio stampa dell’amministrazione di Energodar (una città occupata dall’armata russa e s dai secessionisti del Donbas) e rilanciate dall’agenzia ufficiale russa Ria Novosti anche con foto e filmati, «Droni ucraini hanno colpito la centrale nucleare di Zaporozhye. Vladimir Rogov, dell’amministrazione militare-civile della regione di Zaporozhye, ha spiegato che «Le truppe ucraine hanno utilizzato diversi droni kamikaze. In totale, hanno effettuato quattro attacchi, l’ultimo ha avuto luogo alle 16:01 ora di Mosca», senza però danneggiare nessuno dei reattori nucleari di quella che è la più grande centrale nucleare d’Europa. Secondo le autorità filorusse di Energodar nel cui territorio sorge Zaporizhzhia, gli attacchi alla centrale nucleare «Sono stati effettuati per intimidire i lavoratori. Questo obiettivo non sarà raggiunto». Ma i filorussi ammettono che «11 dipendenti sono rimasti feriti, 4 dei quali in gravi condizioni».
Ria Novosti scrive che già il 12 luglio l’esercito ucraino aveva attaccato Zaporizhzhia con colpi di mortaio, danneggiando tetto e finestre dell’edificio danneggiati.
La Russia attualmente controlla la parte meridionale e centrale della regione di Zaporozhye, compresa la città di Energodar, dove si trova la centrale nucleare d’Europa. Il centro amministrativo della regione, Zaporozhye, resta sotto controllo ucraino.
L’articolo Zona di esclusione di Chernobyl: indagine di Greenpeace smentisce i dati rassicuranti dell’Iaea sui livelli di radiazioni sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.