Su MIT News, Jennifer Chu ricorda che «Il bacino del Rio delle Amazzoni è noto per le sue immense e rigogliose foreste tropicali, quindi si potrebbe supporre che la terra dell’Amazzonia sia altrettanto ricca. Infatti, i terreni sottostanti la vegetazione boschiva, soprattutto negli altopiani collinari, sono sorprendentemente sterili. Gran parte del suolo dell’Amazzonia è acido e povero di nutrienti, il che rende notoriamente difficile la coltivazione. Ma nel corso degli anni, gli archeologi hanno portato alla luce zone misteriosamente nere e fertili di suoli antichi in centinaia di siti in tutta l’Amazzonia. Questa “terra scura” è stata trovata dentro e intorno a insediamenti umani risalenti a centinaia o migliaia di anni fa. E se il suolo super ricco sia stato creato appositamente o sia un sottoprodotto casuale di queste antiche culture è stato oggetto di dibattito».
Lo studio “Intentional creation of carbon-rich dark earth soils in the Amazon”, pubblicato su Science Advances da un team di ricercatori statunitensi e brasiliani e dell’Associação Indígena Kuikuro do Alto Xingu (AIKAX), puntava proprio a risolvere il mistero delle origini della terra scura e scienziati e indios hanno messo insieme i risultati delle analisi del suolo, delle osservazioni etnografiche e delle interviste con le moderne comunità indigene, per dimostrare che «La terra scura è stata prodotta intenzionalmente dagli antichi amazzonici come un modo per migliorare il suolo e sostenere società grandi e complesse».
L’autore senior dello studio, Taylor Perron del Department of Earth, atmospheric and planetary sciences e del Center for materials research in archaeology and ethnology del Massachusetts Institute of Technology (MIT) evidenzia che «Se vuoi avere insediamenti grandi, hai bisogno di una base nutrizionale. Ma il suolo dell’Amazzonia è ampiamente privo di sostanze nutritive e naturalmente povero per la coltivazione della maggior parte dei raccolti. Qui sosteniamo che le persone hanno avuto un ruolo nella creazione della Terra scura e hanno modificato intenzionalmente l’ambiente antico per renderlo un posto migliore per le popolazioni umane».
A quanto pare, la terra scura contiene enormi quantità di carbonio stoccato: «Mentre generazioni lavoravano il suolo, ad esempio arricchendolo con scarti di cibo, carbone e rifiuti, la terra accumulava detriti ricchi di carbonio e li teneva racchiusi per centinaia o migliaia di anni – spiegano anco tra al MIT – Producendo di proposito la terra scura, quindi, i primi abitanti dell’Amazzonia potrebbero anche aver creato involontariamente un suolo potente, in grado di sequestrare il carbonio».
Per un altro autore dello studio, Samuel Goldberg, che ha eseguito l’analisi dei dati quando era studente laureato al MIT e che ora è assistente alle università della California – Los Angeles e di Miami. «Gli antichi abitanti dell’Amazzonia immettevano molto carbonio nel suolo, e molto di questo è lì ancora oggi. Questo è esattamente ciò che vogliamo fare per gli sforzi di mitigazione del cambiamento climatico. Forse potremmo adattare alcune delle loro strategie indigene su scala più ampia, per imprigionare il carbonio nel suolo, in modi che ora sappiamo rimarranno lì per molto tempo».
Il team di ricercatori guidato da Morgan Schmidt e e Michael Heckenberger dell’università della Florida ha sintetizzato osservazioni e dati che erano stati raccolti dall’inizio degli anni 2000, mentre lavorava con le comunità indigene in Amazzonia, con nuovi dati raccolti nel 2018-19. Gli scienziati hanno concentrato il loro lavoro sul campo nel territorio indigeno di Kuikuro, nel bacino superiore del fiume Xingu, nell’Amazzonia sudorientale, una regione che ospita moderni villaggi Kuikuro e siti archeologici dove si pensa abbiano vissuto gli antenati dei Kuikuro. Durante numerose visite nella regione, rimase colpito dal terreno più scuro attorno ad alcuni siti archeologici e ricorda che «Quando ho visto questa terra scura e quanto fosse fertile, e ho iniziato a scavare in quel che si sapeva su di essa, ho scoperto che era una cosa misteriosa: nessuno sapeva veramente da dove venisse».
Schmidt e i suoi colleghi iniziarono a studiare le moderne pratiche di gestione del suolo dei Kuikuro che comprendono la generazione di “middens”, mucchi di rifiuti e avanzi di cibo, simili a cumuli di compost, che vengono mantenuti in determinati punti intorno al centro di un villaggio. Dopo un po’ di tempo, questi cumuli di rifiuti si decompongono e si mescolano con il terreno per formare una terra scura e fertile, che poi vengono utilizzati per piantare i raccolti. I ricercatori hanno anche osservato che «Gli agricoltori di Kuikuro spargono rifiuti organici e cenere sui campi più lontani, producendo anche terra scura, dove possono poi coltivare più raccolti». Schmidt conferma: «Abbiamo visto attività svolte per modificare il suolo e aumentare gli elementi, come spargere la cenere sul terreno o spargere carbone attorno alla base di un albero, che erano ovviamente azioni intenzionali».
Oltre a queste osservazioni, i ricercatori hanno anche intervistato gli abitanti dei villaggi per documentare le credenze e le pratiche dei Kuikuro relative alla terra scura. In alcune di queste interviste, gli abitanti dei villaggi si riferivano alla terra scura come “eegepe” e descrivevano le loro pratiche quotidiane nel creare e coltivare il ricco suolo per migliorarne il potenziale agricolo. Il risultato è che «Sulla base di queste osservazioni e interviste con i Kuikuro, è chiaro che le comunità indigene oggi producono intenzionalmente terra scura, attraverso le loro pratiche per migliorare il suolo». Ma gli scienziati si sono chiesti: «La terra scura trovata nei vicini siti archeologici potrebbe essere stata realizzata attraverso pratiche intenzionali simili»?
Cercando un collegamento, Schmidt, il team di Perron e Goldberg hanno realizzato una meticolosa analisi dei suoli sia nei siti archeologici che in quelli moderni nella regione dell’Alto Xingu, scoprendo «Somiglianze nella struttura spaziale della terra scura: depositi di terra scura sono stati trovati secondo uno schema radiale, concentrandosi principalmente al centro degli insediamenti sia moderni che antichi, e estendendosi, come i raggi di una ruota, fino ai bordi. La terra scura moderna e antica aveva anche una composizione simile ed era arricchita degli stessi elementi, come carbonio, fosforo e altri nutrienti».
Schmidt fa notare che «Questi sono tutti gli elementi presenti negli esseri umani, negli animali e nelle piante, e sono quelli che riducono la tossicità dell’alluminio nel suolo, che è un problema noto in Amazzonia. Tutti questi elementi rendono il terreno migliore per la crescita delle piante».
Goldberg aggiunge che «Il ponte chiave tra i tempi moderni e quelli antichi è il suolo. Poiché vediamo questa corrispondenza tra i due periodi di tempo, possiamo dedurre che queste pratiche che possiamo osservare e delle quali chiedere alle persone oggi, avvenivano anche in passato.
Il team è stato quindi in grado di dimostrare per la prima volta che «Gli antichi amazzonici lavoravano intenzionalmente il suolo, probabilmente attraverso pratiche simili a quelle odierne, al fine di coltivare raccolti sufficienti a sostenere grandi comunità».
Facendo un ulteriore passo avanti, il team ha calcolato la quantità di carbonio presente nell’antica terra scura. I ricercatori hanno combinato le loro misurazioni di campioni di suolo con mappe di dove è stata trovata terra scura in diversi antichi insediamenti e le loro stime hanno rivelato che «Ogni antico villaggio contiene diverse migliaia di tonnellate di carbonio che sono state sequestrate nel suolo per centinaia di anni grazie alle attività antropiche indigene».
Lo studio conclude: «La moderna agricoltura sostenibile e gli sforzi di mitigazione del cambiamento climatico, ispirati dalla persistente fertilità dell’antica terra scura, possono attingere ai metodi tradizionali praticati fino ai giorni nostri dagli indigeni amazzonici».
L’articolo Gli antichi popoli amazzonici crearono intenzionalmente una fertile terra scura sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.