L’industria chimica rappresenta “solo” il 4% delle emissioni di gas serra, ma i suoi prodotti sono onnipresenti nelle filiere industriali di tutto il mondo e questo la chiama ad un ruolo significativo nell’aiutare anche altri settori a raggiungere il traguardo delle emissioni nette zero di CO2eq.
Secondo il rapporto Planet positive chemicals, elaborato dal Center for global commons dell’Università di Tokyo insieme alla società di consulenza Systemiq, quest’obiettivo però è ad oggi molto lontano. Senza allontanarsi dal business as usual, infatti, l’industria chimica si allinea ad uno scenario da «4°C di riscaldamento globale entro il 2050, con conseguenze catastrofiche per il pianeta».
La buona notizia è che si tratta di uno scenario tutt’altro che obbligato. Oltre ai problemi del settore, il rapporto identifica infatti anche la necessità di interventi radicali, come la fine della dipendenza di lunga data dell’industria chimica dai combustibili fossili.
Da qui al 2050 serviranno investimenti stimati a livello globale in 3 trilioni di dollari (mentre i risparmi legati alla diffusione delle energie rinnovabili, sempre a livello globale, sono 4 volte tanto), che permetteranno al settore di creare 29 milioni di nuovi posti di lavoro e soddisfare esigenze in forte crescita per alcuni componenti-base della transizione ecologica.
Si prevede infatti che la produzione chimica dovrà raddoppiare entro il 2050, con una rapida crescita in particolare per la produzione di ammoniaca (+440%), da usare principalmente come carburante sostenibile, e per la produzione di metanolo (+330%) come base creare plastiche senza utilizzare fonti fossili.
«Per evitare il collasso dei sistemi terrestri complessi e interdipendenti da cui dipende l’umanità, inclusa la nostra prosperità economica, dobbiamo trasformare i nostri sistemi sociali ed economici e i nostri stili di vita. L’industria chimica ha un ruolo enorme da svolgere, dato che i suoi prodotti sono utilizzati in molti settori ed è onnipresente nella vita moderna», sintetizza la vicepresidente esecutiva dell’Università di Tokyo, Naoko Ishii.
Una transizione per l’industria chimica in cui anche l’Italia, e la Toscana in particolare, potranno svolgere un ruolo di primo piano agendo in particolare sul fronte dell’economia circolare, tramite gli investimenti in partenza sul riciclo chimico.
Un mese fa MyRechemical (società del gruppo italiano Maire Tecnimont) ha infatti siglato con Alia (il gestore interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana nella Toscana centrale) un contratto di ingegneria di base per progettare a Empoli quello che potrebbe essere il primo Distretto circolare del Paese.
L’obiettivo è valorizzare 256mila t/a di rifiuti non riciclabili meccanicamente, ricavandone 125mila t/a di metanolo (impiegabile come combustibile alternativo per la mobilità sostenibile o come materia prima seconda nell’industria chimica e manifatturiera) e 1.400 t/a di idrogeno (che può essere utilizzato nei processi industriali per decarbonizzare le industrie energivore e hard-to-abate), anziché termovalorizzare i rifiuti o smaltirli in discarica.
L’articolo Chimica, ammoniaca e metanolo saranno al centro della transizione ecologica sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.