Il dibattito promosso oggi a Ecomondo dal Conou, il Consorzio nazionale oli usati, ha permesso di fare il punto sulla gestione rifiuti nel nostro Paese e sulla percezione che ne hanno a Bruxelles.
«L’Europa è al corrente dei livelli di riciclo che rendono l’Italia un’eccellenza per l’economia circolare – ha dichiarato Mattia Pellegrini, capo unità della direzione generale dell’Ambiente in Commissione europea – così come è peggiore sul versante delle discariche, con un alto tasso d’infrazioni e multe. Noi siamo sempre a disposizione se si vuole venire a dialogare per cercare insieme un rimedio a questa situazione».
Luci e ombre sul modello italiano, ma in ogni caso è bene tenere a freno gli entusiasmi: guardando al tasso complessivo di utilizzo di materia proveniente dal riciclo (Cmu), l’Italia nel 2020 ha toccato quota 21,6%. Si tratta di uno dei risultati migliori in Europa – il nostro Paese si è piazzato dietro solo a Francia (22,2%), Belgio (23%) e Paesi Bassi (30,9%) – ma significa pur sempre che il 78,4% della nostra economia ancora non è circolare. Lungo lo Stivale esistono molte eccellenze in fatto di gestione rifiuti, ma quel che manca è la capacità di metterle a sistema.
«L’Italia non può sottovalutare l’economia circolare, soprattutto in contesto di emergenza climatica – commenta il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani – È fondamentale che le istituzioni italiane abbiano un protagonismo diverso sull’economia circolare. Dobbiamo, con tutte le istituzioni, essere interessati ad aiutare le imprese migliori a fare sempre meglio e sostenerne altre a diventare eccellenza».
Eccellenza che è già di casa a Conou, che è arrivato a rigenerare il 98% degli oli usati raccolti: «L’economia circolare in Italia non è abbastanza considerata – conclude Ciafani – eppure abbiamo la filiera degli oli usati, dalla raccolta alla rigenerazione, che rappresenta un’esperienza concreta di cui dovremmo essere orgogliosi in Europa, perché siamo migliori degli altri Paesi».
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