I circoli di Legambiente Carrara e Massa-Montignoso hanno inviato alcune osservazioni (in allegato) in merito alla revisione dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) prevista per il revamping dell’impianto Cermec.
Cermec, la società interamente partecipata dai Comuni di Massa e Carrara dedita all’economia circolare, sta infatti portando avanti un piano industriale che punta a rendere più sostenibili le proprie attività.
Se ad oggi Cermec lavora prevalentemente sulla gestione tramite Tmb dei rifiuti indifferenziati, presto il polo industriale sarà incentrato attorno a un biodigestore anaerobico, ovvero un impianto in grado di ricavare nuova materia (compost) ed energia (biometano) dai rifiuti organici raccolti in modo differenziato.
Nessuna attività umana però è a impatto ambientale “zero”, per questo i circoli ambientalisti chiedono degli interventi migliorativi, in particolare sotto i profili delle emissioni in atmosfera, dell’impiego della risorsa idrica e del traffico derivante dai conferimenti di rifiuti agli impianti Cermec.
«Pur consapevoli che le presenti osservazioni vengono depositate oltre la scadenza dei relativi termini procedimentali, chiediamo – specificano da Legambiente – che le stesse possano essere inoltrate agli enti ed esaminate in sede di Conferenza dei servizi, anche considerato che riguardano aspetti già oggetto di precedente attenzione da parte degli stessi enti coinvolti».
Secondo gli ambientalisti, il «principale limite» del progetto avanzato da Cermec sta nella mancanza di soluzioni tecniche efficienti e “certe” in grado di evitare l’emissione in atmosfera dell’anidride carbonica prodotta dai processi di raffinazione del biogas: si parla di circa 3,3 mln mc annui di CO2, che l’azienda si propone di compensare tramite piantumazioni.
Un approccio che secondo Legambiente «non risulta sufficiente allo scopo»: da qui la richiesta che la Conferenza dei servizi prescriva di integrare il progetto del biodigestore con un sistema di cattura della CO2, per poi collocarla sul mercato per usi tecnici o alimentari.
Per quanto riguarda invece la risorsa idrica, Legambiente sottolinea «gli importanti consumi necessari al funzionamento sia degli impianti dedicati al trattamento del digestato nella fase aerobica, sia per il mantenimento in buone condizioni di efficienza dei sistemi di abbattimento delle polveri e delle emissioni odorigene (scrubber e biofiltro)». Per rendere più sostenibile il progetto, i circoli del Cigno verde chiedono a Cermec di integrarlo «con uno specifico uso a tal fine delle acque derivanti dal trattamento delle acque di falda, recuperandole per uso industriale anziché immetterle in corpo idrico suberificale».
Infine, sebbene il progetto non sembri prospettare significativi incrementi del traffico veicolare, Legambiente chiede alla Conferenza dei servizi di valutare «l’opportunità di impartire specifiche prescrizioni logistiche e gestionali che evitino – o quanto meno limitino fortemente – la sosta sulle strade pubbliche dei mezzi in attesa di conferire».
L’articolo Biodigestore Cermec, da Legambiente osservazioni in tre punti al progetto sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.