Secondo l’aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) proposto dal Governo Meloni, ora al vaglio dell’Ue, l’Italia deve raggiungere una produzione di 6 miliardi di mc di biometano al 2030 ma le potenzialità del comparto sono in realtà sensibilmente più alte.
Nell’ambito di Ecomondo, il Consorzio italiano biogas (Cib) ha dichiarato infatti un potenziale per il biometano di 8 mld di Smc al 2030 a cui affiancare un potenziale di prosecuzione della produzione elettrica da biogas pari a 3.200 GWh/anno.
«Serve accelerare con le riforme, velocizzare e ridurre i costi di connessione alla rete del trasporto e della distribuzione gas, agire con urgenza sulle infrastrutture e sul sistema regolatorio – dichiara il presidente del Cib, Piero Gattoni – Primi significativi segnali che, insieme a una politica di programmazione che guardi al 2030, permettano al settore di mettere in cantiere gli investimenti per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che ci siamo dati».
Più in dettaglio, la Piattaforma tecnologica nazionale del biometano, coordinata dal Cib insieme al Consorzio italiano compostatori (Cic), ha presentato sempre a Ecomondo – alla presenza del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto – il documento Il ruolo del biogas e del biometano nella transizione eco-energetica. Sfide e obiettivi (in allegato, ndr) che dettaglia le necessità per un pieno sviluppo del settore.
Il documento proporne di passare da una produzione attuale di biogas pari a 2,5 mld mc – destinato soprattutto a produrre energia elettrica e termica, e solo per 420 mln di Smc impiegato come biometano nel settore trasporti – a una quota quasi quadrupla entro il 2030.
Per il Cib, il settore agricolo può infatti raggiungere al 2030 più di 6 miliardi di Smc complessivi di biometano mentre, secondo il Cic, la produzione da rifiuti a matrice organica può raggiungere 1 miliardo di Smc, dagli attuali 200 milioni.
«È necessario – dichiarano nel merito le associazioni firmatarie della Piattaforma nazionale – avviare con le istituzioni una pianificazione degli investimenti che superi l’orizzonte del Recovery plan, che consenta una programmazione industriale in linea con le ambizioni del Paese e che traguardi gli obiettivi del 2030 e oltre».
Massimizzare la produzione di biometano significa infatti garantire all’Italia una maggiore sostenibilità ambientale e al contempo sicurezza energetica, tagliando l’import dell’analogo gas fossile dall’estero.
Basti osservare che la produzione di biometano da immettere in rete, prospettata al 2026 dal Pnrr (ovvero 2,6 mld di Smc aggiuntivi rispetto all’attuale), destinata alla decarbonizzazione dei settori di difficile elettrificazione o “hard to abate” «sarà in grado di coprire buona parte dei consumi di gas naturale di tutta l’industria italiana», spiega il documento.
L. A.
L’articolo Come decarbonizzare l’industria italiana “hard to abate” col biometano sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.