Andare al mare preparati è fondamentale, oggi però non parliamo solo di ombrellone, lettino e crema solare ma di sapere cosa fare ove si incroci una tartaruga marina o i segni del suo passaggio.

Cosa bisogna fare in caso di avvistamento in mare di una tartaruga in difficoltà? Come dobbiamo comportarci se ne incontriamo una sulla spiaggia? Queste ipotesi non sono pura fantasia: specialmente in estate – stagione durante la quale questo antico rettile si avvicina alle spiagge per deporre le uova – si moltiplica la frequenza di questo genere di incontri. Negli ultimi anni, come segnala Legambiente, il numero delle nidificazioni della Caretta caretta in Italia ha subito un enorme aumento anche, probabilmente, a seguito dei cambiamenti climatici. I numeri parlano chiaro: nella scorsa estate sono stati individuati ben 256 nidi mentre nell’estate 2020 la conta si è fermata a 250. Inoltre il loro avvicinarsi alla costa le espone a numerosi pericoli: dallo scontro con le barche, alla cattura accidentale durante le attività di pesca professionale fino al rischio di ingestione di rifiuti tra cui quelli plastici che sono sempre più frequenti.

Al contempo aumentano i casi di persone che, pur spinte dal desiderio di aiutare le tartarughe, interferiscono negativamente sulla vita di questi animali così delicati.

“Segnalare la presenza degli animali quando feriti o se avvistati a riva è oggi molto importante sia per poter intervenire quando tali esemplari abbiano bisogno di aiuto sia per mappare statisticamente la loro presenza o rilevare dove potrebbero andare a nidificare” ci spiega Stefano Raimondi dell’Ufficio Aree Protette e Biodiversità Legambiente.

Chi chiamare e come comportarsi se si avvista una tartaruga marina

Allo scopo di fornire indicazioni utili, abbiamo contattato Giovanni Furii, responsabile del Centro di recupero tartarughe marine di Manfredonia (CRTM), grazie al cui impegno centinaia di esemplari sono stati salvati da morte certa. Nello specifico, negli ultimi 10 anni, all’interno del centro di recupero garganico – recentemente traslocato in una nuova sede più capiente e attrezzata – oltre 1.600 tartarughe marine sono state prima curate e poi rilasciate in mare. Il lavoro dei CRTM nel Mediterraneo non si limita “solamente” alla cura delle tartarughe, ma si spinge anche a diffondere l’educazione ambientale fra i cittadini e fra tutti gli operatori del mare come, ad esempio, i pescatori. Oggi infatti se un pescatore trova una tartaruga sa bene a chi affidarla, ma cosa accade se ad incontrarla è un cittadino intento a navigare in alto mare o a prendere il sole in spiaggia?

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Cosa fare se si avvista una tartaruga in difficoltà in mare

Se siete in mare ed avvistate una tartaruga marina verificate innanzitutto se l’animale sia in difficoltà: in caso negativo non va fatta alcuna segnalazione. Se, al contrario, l’esemplare sembra ferito o in pericolo è importante attivarsi. Qualora, ad esempio, la tartaruga non riuscisse ad immergersi potrebbe aver ingerito plastica. Non potendo calarsi nelle profondità, non potrebbe alimentarsi o i rifiuti ingeriti potrebbero causare un blocco intestinale.

A questo punto, la prima cosa da fare è contattare la Capitaneria di porto (telefonando al numero 1530) alla quale andrà comunicata la posizione del rettile. L’animale potrebbe allontanarsi e quindi, se possibile, seguite i suoi spostamenti aggiornando i soccorritori sulla nuova posizione. Sarà poi la Capitaneria ad intervenire direttamente o a mettersi in contatto con gli enti preposti al soccorso che interverranno.

Cosa fare se si avvista una tartaruga marina in spiaggia

Se, invece, si avvista una tartaruga sulla spiaggia, in ogni caso è opportuno effettuare una segnalazione telefonica al 1530 a prescindere dalla circostanza che l’animale appaia o meno ferito. “In tutto il periodo estivo ci sono le risalite delle femmine sulle spiagge per andare a nidificare. Il primo rischio più grande in questo caso è spesso dato dai bagnanti. Capita che le persone pensino che siano animali in difficoltà, da rimettere in mare e intervenendo finiscono per disturbare l’animale che non è abituato all’uomo. Bisogna invece di regola mantenere le distanze” ci spiega Furii.

Se avvisata, la Capitaneria di porto farà intervenire i soggetti competenti per dare supporto alla tartaruga o per mettere in sicurezza l’eventuale nido. Per assicurare un intervento efficace, è utile comunicare alle autorità preposte la posizione dell’animale ed inviare foto e video per consentire agli esperti di capire se, ad esempio, la tartaruga sia in difficoltà e se sia ferita. “Poter avere delle immagini è fondamentale perché tra le tante segnalazioni corrette a volte purtroppo ve ne sono alcune errate: animali scambiati per tartarughe marine o indicazioni di esemplari in difficoltà che invece erano già morti che sembrano muoversi per il moto ondoso del mare”.

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Chi chiamare in caso di ritrovamento di una tartaruga morta

Cosa dovete fare se vi trovate di fronte una tartaruga morta? Forse non tutti sanno che anche in tal caso è fondamentale avvisare la Capitaneria di porto che si metterà in contatto con la Asl locale. I resti dell’animale, infatti, non possono essere lasciati in natura per motivi sanitari e poi, effettuata l’autopsia, si potranno comprendere le cause della morte dell’esemplare.

Come diventare Tartawhatchers

Per consentire a chiunque di fornire il proprio contributo in caso di avvistamenti di questo speciale animale, a partire dal 2021, Legambiente ha attivato un servizio di sos tartarughe marine: inviando via WhatsApp o sms un messaggio al 349 2100989, può essere segnalato il passaggio di tartarughe o la deposizione di uova, supportando così il lavoro della nota associazione ambientalista nel monitoraggio e nell’assistenza degli esemplari in difficoltà o per tutelare i nidi fino alla schiusa.

“Oggi però si può fare molto di più. Chi volesse dare una mano ai volontari e ai circoli per riuscire a presidiare sempre meglio le coste, può candidarsi a diventare uno dei Tartawatchers che dallo scorso anno si dedicano al monitoraggio delle spiagge. Lo scorso anno si sono candidate oltre 200 persone, con numeri in crescita quest’anno”, ci ha spiegato Stefano Di Marco coordinatore del programma Tartawatchers Legambiente. Per far parte dei volontari basta inviare una mail a tartawatchers@legambiente.it e si verrà indirizzati al gruppo territoriale più vicino.

Le collaborazioni a tutela delle tartarughe marine non riguardano solo cittadini e pescatori. Come ci spiega Di Marco, Legambiente ha perfezionato accordi con gestori di lidi balneari e hotel per una vigilanza attiva delle coste. Il momento migliore per il monitoraggio solitamente è quello della mattina quando sono ancora visibili eventuali tracce. Pensate che all’Isola d’Elba alcuni albergatori sono riusciti a coinvolgere nel quotidiano controllo mattutino delle Caretta caretta anche gli stessi turisti i quali hanno partecipato ad azioni di conservazione della natura. I lidi amici delle tartarughe marine si impegnano inoltre ad adottare alcune misure previste dal disciplinare di Legambiente per rendere davvero “friendly” la battigia: oltre alla riduzione dell’inquinamento acustico e luminoso si aggiunge l’impegno a non effettuare la pulizia delle spiagge con mezzi meccanici al fine di evitare di danneggiare eventuali nidificazioni presenti.

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