Ogni anno, miliardi di contenitori per bevande finiscono abbandonati nell’ambiente, contribuendo a un fenomeno che in Italia è poco studiato ma dagli impatti evidenti: costi per i Comuni, spreco di materiali preziosi e aumento della Plastic Tax che lo Stato paga all’Europa. Plastica, vetro e alluminio si accumulano nelle strade, nei parchi e nei corsi d’acqua, mettendo a rischio ecosistemi e risorse.
Per capire chi contribuisce maggiormente al littering, la campagna “A Buon Rendere” ha condotto un brand audit tra maggio 2024 e maggio 2025 nei comuni del Milanese tra Grezzago, Trezzo sull’Adda e Pozzo d’Adda. La volontaria Helena Boers ha raccolto 21.617 contenitori, salvandoli dall’incenerimento e evitando l’emissione di 3,02 tonnellate di CO₂.
Dall’indagine emerge che i contenitori abbandonati sono spesso gli stessi, infatti pochi marchi e grandi gruppi sono responsabili di una buona parte del problema.
Curiosi di scoprire di chi si tratta?
I marchi più presenti nel littering
Questi soli 10 marchi costituiscono il 67% degli 11.686 contenitori riconoscibili. La classifica generale vede ai primi posti:
Moretti
Red Bull
Coca Cola
San Benedetto
Heineken
Estathé
Tennents
Beck’s
Sant’Anna
Monster
@Campagna ‘A Buon Rendere’ / Associazione Comuni Virtuosi
Sul fronte dei gruppi industriali, la responsabilità è concentrata in pochi player: Heineken (proprietario di Moretti e Ichnusa), Coca-Cola, AB InBev e San Benedetto guidano la lista.
Per quanto riguarda invece i materiali dispersi nell’ambiente, la plastica ovviamente domina (42,2%), seguita da alluminio (28,3%) e vetro (25%). Questa prevalenza di vetro e metallo monouso è peculiare dell’Italia, dove manca un vero sistema di vuoto a rendere sugli scaffali.
@Campagna ‘A Buon Rendere’ / Associazione Comuni Virtuosi
Se si considerano invece i settori, la birra è responsabile del 35% del littering, superando acque minerali (31%) e bibite analcoliche (26%).
@Campagna ‘A Buon Rendere’ / Associazione Comuni Virtuosi
Perché serve un sistema di deposito cauzionale
In occasione del World Cleanup Day del 20 settembre, milioni di cittadini in tutto il mondo si mobilitano per ripulire strade e spiagge. In Italia, questo coincide con Puliamo il Mondo di Legambiente. Tuttavia, come sottolinea la campagna “A Buon Rendere”, ripulire l’ambiente non basta: il problema va affrontato alla radice con un Sistema di Deposito Cauzionale (DRS).
Nei 17 Paesi UE dove è già attivo, i tassi di raccolta superano il 90% e l’abbandono dei contenitori è crollato, con punte del 98% in Germania. In Italia, dove oltre 8 miliardi di contenitori sfuggono ogni anno al riciclo, l’adozione del DRS potrebbe liberare le strade dai rifiuti e recuperare risorse preziose, riducendo anche la dipendenza dalle importazioni di materie prime.
L’appello dei produttori e della campagna
In occasione del World Cleanup Day, la campagna “A Buon Rendere” rilancia l’appello: l’Italia deve dotarsi subito di un DRS. Come spiegano i coordinatori, l’introduzione del sistema è urgente per ridurre il littering, aumentare il riciclo di qualità e promuovere un’economia più circolare, in linea con gli standard dei Paesi europei più virtuosi.
Fonte: Campagna ‘A Buon Rendere’ / Associazione Comuni Virtuosi
Leggi anche:
Vuoto a rendere obbligatorio: +25 centesimi su acqua e bibite, la rivoluzione dell’Austria (che vorremmo anche in Italia)
Vuoto a rendere: contro il caro energia questo famoso marchio di birra lo rilancia in nome dell’ambiente
Ogni anno sprechiamo più di 7 miliardi di contenitori riciclabili, ecco perché anche in Italia serve il deposito cauzionale per bevande monouso