A poco più di un anno e mezzo dall’assemblea che ha decretato il fallimento della partecipata pubblica Rimateria, la discarica di Ischia di Crociano a Piombino è pronta a riaprire i battenti come Rinascenza toscana, il soggetto privato cui sono state volturate le relative Autorizzazioni integrate ambientali (Aia).

A comunicarlo è oggi la stessa Rinascenza toscana, con una breve nota: «Siamo lieti di comunicarvi che Regione Toscana ha rilasciato (con decreto n.25476 del 22 dicembre scorso, ndr) la nuova autorizzazione per la discarica di rifiuti non pericolosi di Ischia di Crociano a Piombino (LI) alla società Rinascenza Toscana, di cui il Gruppo Vergero possiede la maggioranza relativa di quote. La nuova autorizzazione comprende per la maggior parte codici di rifiuti non pericolosi e, in particolare, il codice EER 19.12.12. Al termine ormai prossimo degli interventi di approntamento del sito, si avvieranno dunque i primi conferimenti, previa opportuna omologazione».

A parte la natura dei conferimenti – il codice citato si riferisce ai rifiuti prodotti dal trattamento meccanico di altri rifiuti, come nel caso della spazzatura indifferenziata che passa dagli impianti Tm –, altro al momento non è dato sapere.

Mentre la dirigenza di Rimateria per anni ha tenuto un incontro mensile con la cittadinanza per informarla puntualmente sull’evolversi delle proprie attività, nonostante il clima di feroci critiche cui era investita dai comitati locali e dall’attuale sindaco di Piombino, di Rinascenza non è noto neanche il piano industriale, fatte salve le indiscrezioni a mezzo stampa trapelate negli scorsi mesi.

«Abbiamo chiesto più volte in Consiglio comunale di conoscere il piano industriale di Rinascenza Toscana ma il sindaco Ferrari e l’assessora Bezzini hanno sempre glissato dicendo di non sapere – dichiaravano a novembre le forze politiche di opposizione – Rinascenza ripropone lo stesso piano per quanto riguarda il cono rovescio e il sopralzo Lucchini con conferimento di rifiuti speciali (che prevedeva il conferimento di 350mila metri cubi di rifiuti, ndr). Lo stesso piano industriale che a suo tempo era stato proposto da Rimateria. Si aggiungono oltretutto impianti nuovi e ben più impattanti dal punto di vista ambientale: leggiamo infatti che è previsto un impianto di essiccazione fanghi, uno di trattamento di percolato e uno per il trattamento delle plastiche per la produzione di syngas. Davvero un bel risultato per chi ha promesso mai più rifiuti da fuori e parco pubblico».

Meglio un impianto controllato e funzionante che l’ennesima cattedrale nel deserto da bonificare, ma l’incoerenza tra la battaglia politica che ha portato al fallimento una partecipata pubblica per poi passare la mano ad un soggetto privato è evidente. Tre anni fa Ferrari e Bezzini dichiaravano: «Quello che, in astratto, è da considerarsi il preludio del fallimento (di Rimateria, ndr) ritrova il suo elemento di giustificazione anche e soprattutto nel cambiamento di approccio di un territorio e della sua Amministrazione. Questo perché oggi il Comune di Piombino è governato da persone che hanno a cuore la salute dei propri concittadini».

Oggi quello stesso impianto è pronto a riaprire, non solo senza alcuna partecipazione pubblica – in primis del Comune di Piombino, con la sua quota determinante in Asiu in liquidazione, che a sua volta deteneva il 27,75% di Rimateria – ma senza neanche un pubblico confronto nel merito, o senza che siano noti i ritorni occupazionali o le prospettive ambientali (che ne sarà ad esempio della bonifica della discarica abusiva Li53?) e industriali per il sito, nel più assordante silenzio di quanti a Piombino si sono costruiti un consenso di pubblico ed elettorale proprio sulle vicende ex-Rimateria.

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