La plastica è uno dei rifiuti maggiormente prodotti ogni anno dagli esseri umani. Guardiamoci intorno: bottiglie, contenitori per il cibo, cannucce, giocattoli, ma anche assorbenti, pannolini, cotton fioc e molto altro.
Buona parte degli oggetti che usiamo ogni giorno è composta da plastica (o ne contiene una percentuale). Purtroppo, la plastica non è tutta completamene riciclabile e impiega tempi lunghissimi per degradarsi nell’ambiente – dove rilascia pericolose microplastiche che si diffondono dappertutto e contaminano l’aria, l’acqua, i terreni, perfino il cibo che mangiamo.
Scienziati di tutto il mondo sono al lavoro da anni per provare a risolvere il problema della plastica nell’ambiente, immaginando strategie per eliminare questo materiali in tempi brevi e senza gravi conseguenze per l’ambiente.
Ecco le cinque scoperte e invenzioni condivise dalla comunità scientifica nel corso del 2022, che vi abbiamo raccontato e che vi riproponiamo.
L’enzima “mangia-plastica”
Dal Texas arriva una sensazionale scoperta sulla depolimerizzazione del polietilene tereftalato (PET): i ricercatori hanno messo a punto, grazie ad un algoritmo, un enzima in grado di scomporre i prodotti in plastica in tempi brevissimi – appena qualche ora.
L’enzima è stato ribattezzato FAST-PETase proprio poiché capace di smaltire celermente l’inquinante mondiale e cinque sue fibre in maniera funzionale, attiva, stabile e tollerante. È stato testato su 51 diversi tipi di plastica a temperature comprese fra i 30°C e i 50°C e si è rivelato sempre efficace nella sua azione di scomposizione.
Nei prossimi anni, il FAST-PETase potrebbe essere utilizzato su scala industriale, contribuendo così a limitare l’inquinamento da plastica che purtroppo avvelena gli ecosistemi e minaccia tutte le forme di vita – compresa la nostra.
La “polvere magnetica” che attira la plastica nell’acqua
Questo dispositivo tecnologico, messo a punto dai ricercatori Royal Melbourne Institute of Technology, offre una soluzione al problema delle pericolose microplastiche che inquinano le acque di fiumi e mari e che, ingerite da pesci e altri animali marini, finiscono nella catena alimentare arrivando anche a noi.
Si tratta di una polvere costituita da nanomateriali magnetici (come il ferro) che, disciolta in acqua carica di microplastiche, attira a sé le particelle inquinanti – in modo molto più veloce rispetto ai sistemi finora utilizzati e senza creare inquinanti secondari né emettere carbonio.
La tarma in grado di “digerire” la plastica
Un recente studio condotto da un team di ricercatori spagnoli ha svelato l’esistenza di insetti in grado di “mangiare” la plastica e digerirla in poche ore: sono le cosiddette tarme della cera (Galleria mellonella). In questo caso, la scoperta non è stata intenzionale, ma si è trattato piuttosto di una casualità.
Questi piccoli animaletti erano stati in grado di forare, con la loro saliva, il sacchetto di polietilene nel quale erano stati intrappolati in appena 40 minuti: la saliva di queste tarme conterrebbe enzimi in grado di degradare il questo specifico tipo di plastica, che rappresenta circa il 30% di tutta la plastica presente sul Pianeta.
Basta un poco di zucchero…per degradare la plastica!
Un team di ricercatori dell’Università di Bath, nel Regno Unito, ha messo a punto una speciale “ricetta” che permetterebbe ai materiali plastici di degradarsi più velocemente grazie all’azione dei raggi ultravioletti: aggiungendo delle molecole di zucchero al polimero da distruggere, è infatti possibile aumentare la velocità di degradazione della plastica per effetto dei raggi solari.
Precisiamo che, affinché sia efficace, lo zucchero deve essere aggiunto nelle fasi produttive per polimero. La cosa più promettente è che questa modificazione è compatibile con i processi di produzione della plastica esistenti, il che significa che potrebbe essere potenzialmente testata e adottata rapidamente dall’industria della plastica.
Plastica da rifiuto a risorsa per l’edilizia
L’ultima invenzione che vi proponiamo non riguarda un modo per eliminare la plastica dal Pianeta, ma piuttosto per riutilizzarla e dare a questo materiale una seconda vita. L’azienda ByFusion Global Inc. raccoglie i rifiuti di plastica dagli oceani per trasformarli in materiale da costruzione.
Attraverso l’utilizzo di vapore (per scaldare il materiale) e compressori (per dargli forma), è possibile utilizzare ogni tipo di plastica – anche quella non riciclabile – per costruire mattoni più resistenti anche del cemento, che possono essere utilizzati per costruire qualsiasi cosa, dalle recinzioni alle mura, dalle terrazze alle fermate degli autobus.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Ti consigliamo anche:
I microbi in tutto il mondo si stanno evolvendo per mangiare la plastica, lo studio
Così le microplastiche che mangiamo ogni giorno stanno cambiando il nostro microbiota intestinale
I rifiuti in plastica di Amazon derivanti dagli imballaggi nel 2021 sono aumentati del 18% rispetto all’anno precedente