Il ministero dell’Ambiente ha pubblicato ieri quattro decreti per la ripartizione delle risorse previste dal Pnrr su altrettante linee di finanziamento per “progetti faro” sull’economia circolare: rispettivamente per le filiere Raee, carta e cartone, riciclo plastiche e distretti circolari, tessile.

Sono 192 i progetti che saranno finanziati con la dotazione prevista di 600 mln di euro, ma si tratta di una stretta minoranza rispetto alla totalità delle 314 proposte avanzate da tutta Italia per valore complessivo pari a 4,12 miliardi di euro.

Il comparto più penalizzato è stato quello relativo a riciclo plastiche e distretti circolari, i cui progetti pesano da soli per 2,6 miliardi di euro: moltissime proposte sono state ammesse al finanziamento ma larga parte di queste è stata di fatto tagliata fuori per esaurimento del plafond.

Il ministro Pichetto guarda però al bicchiere mezzo pieno: «L’Italia è leader per il riutilizzo  dei materiali ed è al vertice della classifica degli Stati membri dell’Ue per tasso di riciclo di tutti i rifiuti, urbani e speciali. Come Mase e come Governo è massimo l’impegno in questa direzione, in linea con gli obiettivi europei, anche al fine di ridurre le importanti disparità regionali nei tassi di raccolta differenziata e recupero di materia».

Nel merito, gli ultimi dati aggiornati da Ispra (relativi al 2021) mostrano una raccolta differenziata che è arrivata al 64% a livello nazionale, quando il relativo obiettivo di legge avrebbe obbligato a raggiungere quota 65% un decennio esatto fa.

Al contempo, non è affatto semplice valutare il passaggio successivo alla raccolta differenziata, ovvero la bontà dell’avvio a riciclo, dato che la certezza dell’informazione nel merito al momento è ancora utopia. Basti osservare che, guardando all’insieme dei rifiuti urbani e speciali, la stima fornita dall’autorevole Assoambiente parla dell’83,2%, mentre l’altrettanto autorevole Fondazione per lo sviluppo sostenibile si ferma al 72%.

Su un dato però, fornito direttamente da Eurostat, sembra esserci comune accordo: nell’Ue il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo (Cmu) è arrivato al 12,8% nel 2020, mentre l’Italia ha raggiunto il 21,6%. Ovvero, il 78,4% della nostra economia non è circolare.

L. A. 

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