Il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, la presidente di Legambiente Puglia,  Daniela Salzedo e la presidente di Legambiente Taranto Lunetta Franco hanno scritto al ministro della salute ed al ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica per chiedere «L’abbattimento delle emissioni di benzene rivenienti dagli impianti della ex Ilva di Taranto e la Valutazione dell’Impatto Sanitario delle emissioni complessive dello stabilimento connesse all’attuale produzione, pari a circa 3 milioni di tonnellate annue, oltre che sulla quantità massima autorizzata, pari a 6 milioni di tonnellate».

La lettera scaturisce dai dati contenuti nel rapporto “Benzene in aria ambiente nell’area di Taranto – Aggiornamento anno 2023″ pubblicato nei giorni scorsi da Arpa Puglia  e che secendo il Cigno Verde «Destano grande preoccupazione in considerazione dell’ulteriore incremento dei valori rilevati, sia dalle centraline interne allo stabilimento che da quelle situate nel quartiere Tamburi, prossimo alla fabbrica. Dati preoccupanti soprattutto se si considera la produzione ridotta ai minimi storici».

Dal rapporto di Arpa Puglia, emerge che per quanto riguarda le medie annue di benzene: la centralina di Via Orsini nel quartiere Tamburi (rete ADI) ha misurato un valore medio annuo di 3,6 μg/m3, (sempre più prossimo al limite di 5 μg/m3 previsto dalla normativa italiana), superiore alle medie annue del 2022 (3,2 μg/m3), 2021 (2,8 μg/m3), 2020 (2.8 μg/m3) e 2019 (1.3 μg/m3); la media annua per la stazione Cokeria (rete AdI, centralina interna) è stata pari a 36,8 μg/m3, superiore alle medie annue del 2022 pari a 32,9 μg/m3, 2021 (22.8 μg/m3), 2020 (28.4 μg/m3) e 2019 (18.4 μg/m3): la media annua del 2023 per la stazione Meteo Parchi (rete AdI, centralina perimetrale, a ridosso del quartiere Tamburi) è stata pari a 5.3 μg/m3, superiore alle medie annue del 2022 (5.0 μg/m3), 2021 (3.9 μg/m3), 2020 (3.9 μg/m3) e 2019 (1.4 μg/m3); la media annua del 2023 per la stazione Direzione (rete AdI, centralina perimetrale) è stata pari a 5.7 μg/m3, superiore alle medie annue 2022 (4.8 μg/m3), del 2021 (5.4 μg/m3), del 2020 (3.8 μg/m3) e del 2019 (2.2 μg/m3). Inoltre, i casi più frequenti di superamento della soglia oraria di 27 μg/m3 e della soglia di 3 μg/m3 sulla media mobile delle 8 ore, si sono registrati essenzialmente nel quartiere Tamburi, che rientra nell’area di massima ricaduta delle emissioni di benzene dallo Stabilimento Siderurgico in condizioni di vento prevalente da Nord-Ovest.

Il benzene è un pericoloso ed accertato cancerogeno e per l’International Agency for Research of Cancer (IARC), «Non possono essere raccomandati livelli sicuri di esposizione» e «sono necessarie azioni di Sanità Pubblica per ridurre l’esposizione al benzene nei lavoratori e nella popolazione generale». Inoltre, secondo una nota dell’ASL di Taranto del 28 dicembre 2022, «Il rispetto del valore limite annuale di 5 μg/m3 fissato dal DLgs 155/2010 non garantisce l’assenza di rischi per la salute umana, soprattutto in una popolazione, come quella dell’area di Taranto, esposta per anni ad importanti pressioni ambientali con numerose e documentate ricadute sullo stato di salute». E l’ASL sottolinea «La necessità che si raggiunga nel più breve tempo possibile una netta riduzione delle emissioni di benzene al fine di tutelare la salute dei cittadini e dei lavoratori dell’acciaieria».

Come già indicato a giugno 2023 nelle sue Osservazioni alla richiesta di nuova AIA presentata da Acciaierie d’Italia, Legambiente ritiene che «Sia  necessario ed urgente attuare misure volte ad abbattere le emissioni di benzene rivenienti dagli impianti della ex Ilva di Taranto sia relativamente ai valori medi annui, prendendo a riferimento gli standard più severi già adottati da altri Paesi, sia relativamente ai valori di esposizione di riferimento sul breve periodo (REL) indicati da OEHHA (Office of Environmental Health Hazard Assessment della Environmental Protection Agency della California): REL acuto: 27 μg/m3 – media oraria; REL su 8 ore: 3 μg/m3 – media mobile su 8 ore. Tali misure devono essere una priorità assoluta per i Commissari di Acciaierie d’Italia che debbono procedere rapidamente alle manutenzioni straordinarie necessarie e al fermo degli impianti che risultassero in condizioni non idonee al normale esercizio».

Al contempo, anche alla luce del Report di Arpa Puglia sullo Andamento mensile della Qualità dell’Aria in Puglia relativo a gennaio 2024, che evidenzia «Le concentrazioni elevate di benzene registrate presso il sito Taranto-Machiavelli con valori medi giornalieri superiori alla soglia di 5 μg/m3 e quelle ancora più elevate in Tamburi-Orsini (rete ADI)», Legambiente  torna a chiedere  che «Si proceda alla Valutazione dell’Impatto Sanitario delle emissioni dello stabilimento connesse all’attuale produzione, pari a circa 3 milioni di tonnellate annue, oltre che sulla quantità massima autorizzata, pari a 6 milioni di tonnellate» e rammenta che «Già a luglio del 2022, l’allora Ministero della Transizione Ecologica aveva dato avvio alla fase finalizzata ad aggiornare le valutazioni sanitarie relativamente allo scenario emissivo post-operam e che, dall’esame del verbale della riunione del 29 marzo 2023 dell’Osservatorio permanente per il monitoraggio dell’attuazione del Piano ambientale dell’ex Ilva, emergeva che nell’ambito della riunione dell’Osservatorio tenutasi il 6 dicembre 2022, il rappresentante del Ministero della Salute aveva riportato che era in corso di elaborazione un documento sulla valutazione sanitaria relativa all’esercizio attualmente autorizzato dello stabilimento (scenario emissivo post-operam) e che lo stesso sarebbe stato trasmesso in tempi brevi».

L’articolo Ex Ilva, Legambiente: allarma la crescita dei livelli di benzene nel quartiere Tamburi sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.