I rifiuti elettronici (comunemente noti come RAEE), la cui produzione è destinata a crescere, hanno impatto devastante sull’ambiente, ma – se smaltiti correttamente – rappresentano una risorsa preziosa, visto che contengono metalli che possono essere riutilizzati in vari ambiti. Ma che fine fanno quelli prodotti dagli italiani? Una fine vergognosa, dato che nella maggior parte dei casi non vengono recuperati.

Nel corso del 2021 il tasso di raccolta dei RAEE in Italia sfiora appena il 34,56%, come si legge nel nuovo Rapporto Gestione Impianti. Una cifra misera se consideriamo che il target europeo dal 2019 è del 65%. I dati sono molto deludenti: lo scorso anno abbiamo raccolto meno rifiuti elettronici rispetto all’anno precedente (la percentuale era del 36,80%) e al 2019 (quando il tasso era pari a 39,53%).

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Perché il tasso di recupero dei RAEE è così basso in Italia

Ma a cosa si deve questa situazione di stallo?

Uno dei fattori a cui si deve ricondurre questo ritardo è la forte crescita dell’immesso di AEE nel triennio 2018-2020 la cui media si attesta a 1.476.955 tonnellate, in aumento del 13,5% rispetto al triennio precedente. – si legge nel report realizzato dal Centro di Coordinamento RAEE – A far “esplodere” i dati d’immesso degli ultimi anni hanno contribuito l’Open Scope, entrato in vigore nell’agosto 2018, che ha esteso gli obblighi dei produttori a tutte le AEE eccetto quelle esplicitamente escluse dalla Direttiva stessa, e l’aumento delle vendite di apparecchiature domestiche avvenuto nei recenti mesi di pandemia.

Questo ha determinato un immediato incremento delle tipologie di apparecchiature conteggiate come immesso. Basti pensare che nel solo 2018 le dichiarazioni registrano un +44% dei volumi rispetto all’anno precedente, pari a circa 450.000 tonnellate di apparecchiature.

Purtroppo nel nostro Paese il ritardo nella raccolta sembra essere cronico e, come sottolineato dal Coordinamento RAEE, sconta una dispersione al di fuori dei canali ufficiali con l’indubbio vantaggio offerto a chi opera in tali contesti.

“Questo vale soprattutto per alcune tipologie di rifiuti ed in alcune aree del Paese: basti pensare che la raccolta di R2, che è il raggruppamento che rappresenta le maggiori quantità in peso e che rappresenta il 33% della raccolta a livello nazionale, in alcune province non raggiunge nemmeno il 10%” chiarisce il coordinamento.

Da dove provengono i rifiuti recuperati

Lo scorso anno gli impianti hanno avviato a recupero 510.367 tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Quasi il 77% dei volumi trattati (corrispondente a 392.347 tonnellate) proviene da nuclei domestici, con un incremento della raccolta del 6,2% rispetto al 2020. Il restante 23,1%, pari a 118.020 tonnellate, è rappresentato dai cosiddetti RAEE professionali. Anche in questo caso il totale raccolto è in crescita, grazie a un incremento dell’8% rispetto al 2020.

Entrando nel dettaglio delle tipologie dei rifiuti raccolti, i maggiori quantitativi di RAEE riguardano i grandi bianchi (R2) – che includono lavatrici, lavastoviglie e stufe elettriche – e freddo e clima (R1) – rappresentato da frigoriferi, congelatori e condizionatori.

Ma i maggiori incrementi (+23,8%) lo registrano TV e apparecchi con schermi (R3), determinato dall’importante incremento della raccolta che ha caratterizzato l’ultimo quadrimestre dell’anno a seguito dell’erogazione del Bonus TV.

In aumento anche i volumi delle sorgenti luminose (R5) che registrano un incremento dell’8,1% rispetto al 2020, mentre piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo (R4) segnano una battuta d’arresto (-5,4%), come confermato anche da quanto emerge dai dati di raccolta pubblicati dal CdC RAEE nel Rapporto annuale 2021.

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Gli impianti di trattamento Raee che hanno dichiarato i volumi di rifiuti elettronici gestiti lo scorso anno sono 1.058, in lieve aumento rispetto al 2020. Ma il divario tra Nord e Centro-Sud è ancora enorme: 739 si trovano al Nord, 144 al Centro e 175 al Sud. 

Il tasso ancora troppo basso di raccolta di rifiuti elettronici in Italia mostra tutto il fallimento del sistema del “ritiro 1 contro 1” dei RAEE provenienti dai nuclei domestici (ovvero non derivanti da un uso professionale) da parte della distribuzione, previsto dal del D.Lgs. 151/2005.

Nonostante il buon lavoro effettuato da tutti i soggetti che costituiscono la filiera degli operatori del sistema, il tasso di avvio al trattamento dei rifiuti tecnologici in Italia scende rispetto all’anno precedente (34,5%), e si attesta su un valore di oltre 30 punti percentuali sotto il target che la Comunità Europea ha assegnato agli stati membri. – sottolinea  Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE – Come sempre, ricordiamo si deve riflettere su quali siano le cause di una distanza così ingente dall’obiettivo. Sul banco degli indagati sale, da protagonista, la raccolta. L’impatto negativo sui risultati è dovuto alla carenza della raccolta e alla scorretta gestione favorita anche dalla pressocché assoluta mancanza di controlli da parte degli organi preposti mirati a contrastare la gestione illegale dei RAEE.

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Fonte: Centro Coordinamento Raee

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