A Dakar, capitale del Senegal che conta tre milioni di abitanti, c’è un posto che sembra uscito da un film di fantascienza distopica stile Blade Runner: è la discarica di Mbeubeuss, considerata la più grande discarica del mondo.
Situata nella periferia della città, la discarica esiste dal 1968 e accoglie ogni giorno più di 1.300 tonnellate di rifiuti (circa 475.000 tonnellate all’anno) – non tutti provenienti dalla capitale senegalese, ovviamente. Ciò che più sconcerta, tuttavia, non è tanto la mole di rifiuti che essa ospita, quanto piuttosto il fatto che la discarica offra alloggio e lavoro per centinaia di persone che altrimenti non saprebbero come guadagnarsi il pane.
L’enorme montagna di rifiuti, infatti, viene “scalata” ogni giorno da centinaia di riciclatori (alcuni dei quali vivono nella stessa discarica), che frugano fra i rifiuti alla ricerca di rame, plastica, ferro, alluminio. Tutti materiali che vengono poi rivenduti alle aziende che li ricicleranno.
Con i proventi di queste vendite le persone guadagnano bene, tanto da potersi comprare una casa, dei capi di bestiame, e da poter mantenere i propri figli a scuola. Un vero e proprio business redditizio che però ha un lato oscuro: la salute della gente.
Sì, perché le persone che lavorano nella discarica o che vivono nelle immediate vicinanze respirano i fumi tossici dei roghi illegali che vengono appiccati per bruciare i rifiuti irrecuperabili. E si ammalano di tumore, asma, malattie respiratorie o della pelle. L’aspettativa di vita non è molto alta a Mbeubeuss, ma sembra che non ci sia molto altro da fare per tirare a campare.
La comunità dei riciclatori è variegata: uomini, donne, ragazzi, persino bambini sono impiegati per la ricerca dei preziosi rifiuti. Le persone guardano a questo lavoro con dignità e orgoglio, perché permette loro di mantenersi e condurre una vita agiata per gli standard di uno dei Paesi più poveri del mondo.
Nonostante gli impegni del governo nazionale per regolamentare la raccolta differenziata dei rifiuti e il divieto all’utilizzo della plastica monouso emanato nel 2020, la vita a Mbeubeuss continua a scorrere come sempre e le attività commerciali dei riciclatori proseguono senza interruzioni.
Baye Dame Ndiaye, 32 anni, svolge questo mestiere da quando nel aveva 16, dopo aver lasciato la scuola: mette da parte pezzetti di plastica per le aziende che la ricicleranno e pezzetti di cartone per nutrire le sue pecore, che ha potuto comprare proprio grazie ai soldi guadagnati con il lavoro in discarica.
In un’intervista all’agenzia Reuters racconta che ogni chilogrammo di plastica frutta al raccoglitore 25 franchi CFA (circa 4 centesimi di euro). Le aziende acquistano la plastica a un prezzo compreso tra 50 e 75 franchi CFA (8 e 13 centesimi) al chilogrammo. Si stima che ogni giorno i raccoglitori riescano ad accumulare fino a tre tonnellate di plastica dai rifiuti gettati in discarica.
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