Lo studio “Quantifying methane emissions from United States landfills”, pubblicato su Science da un team di ricercatori guidato da Carbon Mapper, insieme all’Arizona State University (ASU), al Jet Propulsion Laboratory della NASA, Scientific Aviation ed Environmental Protection Agency (EPA), è la valutazione più ampia e completa effettuata fino ad oggi su centinaia di discariche statunitensi e gli scienziati, hanno scoperto che «Molte discariche negli Stati Uniti rilasciano elevati volumi di metano e sono responsabili di una quota sproporzionatamente elevata di inquinamento proveniente da questo importante settore».
Secondo l’EPA, le discariche sono considerate la terza fonte di emissioni di metano causate dall’uomo negli Usa. Nel 2021, sono state responsabili del 14,3% delle emissioni di metano, l’equivalente delle emissioni di gas serra provenienti da oltre 23 milioni di auto alimentate a benzina guidate per un anno.
Nonostante l’impatto climatico negativo delle discariche, la comprensione sociale di queste emissioni è in gran parte limitata a stime basate su modelli, e il settore rimane sottostimato rispetto ad altre grandi fonti di metano come petrolio e gas. Le tradizionali indagini di superficie che utilizzano sensori per il metano portatili forniscono un quadro incompleto delle emissioni. Questo è dovuto a fattori quali l’accesso limitato a molte sezioni delle discariche attive, nonché a ragioni logistiche e di sicurezza del personale.
Per contribuire a colmare queste lacune, dal 2018 al 2022 il team o di ricerca ha utilizzato velivoli avanzati per condurre la più grande indagine basata su misurazioni dirette sulle discariche di rifiuti solidi urbani attive mai realizzata fino ad oggi. Questo includeva indagini aeree, realizzate da Carbon Mapper e Scientific Aviation, di oltre 200 discariche attive negli Stati Uniti che partecipano al programma statunitense di segnalazione dei gas serra (il 20% delle circa 1.200 discariche aperte segnalate). Per condurre le indagini Il team ha utilizzato aerei di organizzazioni partne come il Global Airborne Observatory dell’ASU e il Center for Global Discovery and Conservation Science e l’AVIRIS-NG della NASA JPL
Lo studio dimostra che esistono lacune significative nel rilevamento delle perdite nelle discariche e nei protocolli per la loro quantificazione. I ricercatori evidenziano che «Le attuali indagini a piedi con sensori portatili sono spesso un modo inefficace per campionare completamente la superficie di una discarica, compresa l’attività dei pennacchi di metano che possono dominare le emissioni dell’impianto pur rimanendo non rilevate per periodi prolungati. I risultati dimostrano la necessità di un monitoraggio olistico a lungo termine nel contesto della creazione di politiche di mitigazione del cambiamento climatico».
Uno degli autori dello studio, Gregory Asner, della Carbon Mapper Coalition e direttore del Center for Global Discovery and Conservation Science dell’ASU, ha detto: «Siamo lieti di aver fornito i dati primari per questo studio importante e completo. Questo tipo di lavoro collaborativo è fondamentale per scoprire fonti di metano precedentemente non segnalate e per fornire informazioni chiave ai gestori dei siti e ai responsabili politici in modo che possano affrontare tempestivamente le emissioni».
Il principale autore dello studio, Daniel Cusworth di Carbon Mapper e dell’ASU, conclude: «Affrontare queste fonti ad emissioni elevate e mitigare le persistenti fonti di discarica offre un forte potenziale di beneficio climatico. La capacità di identificare con precisione le perdite è un modo efficace per fare rapidi progressi nella riduzione del metano nelle discariche, che potrebbe essere fondamentale per rallentare il riscaldamento globale».
L’articolo Le discariche statunitensi potrebbero essere “superemettitori” di metano sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.