C’è fermento dentro e fuori la Multiutility della Toscana, la società sbocciata a gennaio dalla fusione per incorporazione in Alia di Acqua toscana, Consiag e Publiservizi, per riunire sotto un’unica regia la gestione dei servizi pubblici toscani.
La società nasce soggetto interamente pubblico integrato nei settori ambiente, energia e ciclo idrico, da circa 700 milioni di euro di ricavi, con un Ebidta di 170 mln di euro e investimenti previsti per 170 mln di euro l’anno. Questo all’interno del perimetro attuale, imperniato sulla Toscana centrale, dato che ad oggi la struttura societaria è costituita dai Comuni di Firenze (37,1%), Prato (18,1%), Pistoia (5,54%) Empoli (3,4%) ed altri comuni toscani (35,9%).
Ma entro i prossimi mesi è previsto un primo aumento di capitale per 1,2 miliardi di euro per permettere l’ingresso di altri azionisti pubblici, con un bacino potenziale di 3 miliardi di fatturato a livello regionale, e l’ingresso in Borsa nel 2024 per ampliare le risorse economiche a disposizione dei servizi pubblici. Un punto, quest’ultimo, sul quale però non c’è ancora chiarezza politica.
Sollecitato in Consiglio regionale da un’interrogazione del portavoce dell’opposizione Marco Landi, in merito alle possibili divergenze nel Pd circa la multiutility dei servizi e la sua quotazione in Borsa, il governatore Eugenio Giani ha espresso ieri «un’opinione positiva sul fatto che più Comuni si aggreghino per gestire i servizi, ma questo al di là delle forme con le quali le società vengono gestite dai Comuni stessi. Auspico che ci sia la possibilità di allargare la compagine dei Comuni associati per una gestione in economia di scala più forte nei servizi, ma non entro nella discussione della gestione attraverso società per azioni o che entrano in Borsa o che, invece, restano partecipate (in realtà, anche in caso di sbarco in Borsa, almeno il 51% delle quote è previsto resti in mano pubblica, ndr). Questa scelta sta all’autonomia dei Comuni».
Comuni che, nel mentre, stanno moltiplicando le posizioni in campo sulla Multiutility. Sempre ieri 20 sindaci hanno firmato a Scandicci, Comune capofila, il “Patto parasociale territoriale tra i Comuni della Provincia di Firenze, quali soci della ‘Multiutility’ e della costituenda ‘Toscana Holding (HoldCo)”.
Gli appartenenti a questo “Sindacato fiorentino” sono i Comuni di Bagno a Ripoli, Barberino del Mugello, Barberino Tavarnelle, Borgo San Lorenzo, Dicomano, Figline e Incisa Valdarno, Greve in Chianti, Impruneta, Lastra a Signa, Pelago, Pontassieve, Reggello, Rignano sull’Arno, Rufina, San Casciano in Val di Pesa, Scandicci, Scarperia e San Piero, Signa, Terranuova Bracciolini, Vicchio.
Complessivamente i venti comuni uniti hanno una quota di partecipazione all’interno della Multiutility pari al 10,2%, che con l’ipotesi di adesione di Campi Bisenzio potrebbe salire al 12,85% (il massimo di quote di complessive dei Comuni aderenti a un patto territoriale è fissato al 15%).
«Abbiamo unito le voci di venti comuni dell’Area fiorentina affinché i cittadini dei nostri territori – spiega il sindaco di Scandicci e presidente del Sindacato fiorentino, Sandro Fallan – usufruiscano al massimo degli innegabili benefici dati da una gestione su scala regionale di servizi come rifiuti, energia, acqua, più efficienti ed economici all’interno della costituenda Multiutility. Fare squadra ci consentirà di avere un peso adeguato a livello decisionale, con la giusta rappresentanza all’interno dei futuri organi collegiali».
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