Con la sigla OBP (Ocean Bound Plastic) vengono definiti tutti i rifiuti in polimeri sintetici che rischiano di finire nei mari.

Questi possono alimentare le tonnellate di plastica negli oceani e generano, in totale, l’80% dei residui inquinanti che galleggiano nelle acque marine.

Utilizzata per la prima volta dalla ricercatrice Jenna Jembeck in un paper pubblicato dalla rivista Science, la sigla OBP abbraccia milioni di oggetti che hanno concluso il proprio ciclo di vita.

Conoscerla serve a sensibilizzare tutti sul problema dell’abbandono dei rifiuti e la necessità di svolgere una corretta raccolta differenziata.

Plastica negli oceani, che cosa sono gli OBP

I rifiuti plastici abbandonati nei pressi delle coste, rappresentano una grandissima minaccia per i mari.

Quelli che si trovano in un raggio di 50km dalle sponde del mare, sono considerati Ocean Bound Plastic, potenzialmente pericolosi per l’ecosistema marino.

Microplastiche e oggetti interi non correttamente smaltiti diventeranno facilmente plastica negli oceani, contrariamente a quelli che si trovano in discarica o che sono raccolti tramite la differenziata.

Ecco perché si sono meritati un nome ben preciso e rappresentano l’obiettivo primario di associazioni ed enti che si occupano di ripulire l’ambiente dall’abbandono dei rifiuti.

Quali sono le tipologie di Ocean Bound Plastic

Gli oggetti in plastica esausti sono stati classificati secondo quattro diversi livelli.

OBP Potenziali sono tutte le plastiche non correttamente smaltite che si trovano entro 50km di distanza dalle coste

OBP Fluviali sono i polimeri sintetici abbandonati a 200m da corsi d’acqua o direttamente in fiumi e sorgenti d’acqua dolce

Materiali da pesca come reti e lenze sono considerati OBP quando abbandonati a riva dai pescherecci.

OBP Costieri sono le microplastiche che si trovano nel raggio di 200m da spiagge e scogliere

Per saperne di più, è possibile consultare un documento online che identifica in maniera puntuale tutti i potenziali OBP.

Quali sono i rifiuti che possono diventare plastica negli oceani

L’abbandono dei rifiuti in plastica in aree urbane e rurali, comprende:

Rifiuti di plastica nelle aree urbanizzate che non sono stati raccolti con la differenziata

Microplastiche che hanno raggiunto aree naturali a causa di fenomeni atmosferici come pioggia o vento, oppure trasportate da correnti d’acqua
Oggetti in discariche abbandonate

Residui di attività di pesca come corde, boe, reti, accessori per la pesca, scatole per pesci

Non sono invece considerati Ocean Bound Plastic:

Rifiuti di plastica raccolti con la differenziata da enti pubblici o privati
Oggetti raggruppati in cestini per la differenziata
Residui di polimeri sintetici raccolti in centri di smistamento o in discariche gestite.

Come eliminare il problema dell’abbandono dei rifiuti e degli OBP

Per incentivare la raccolta e il corretto smaltimento della plastica, l’associazione Zero Plastic Ocean promuove l’OBP Certification Program.

Si tratta di un progetto nato per valutare l’impatto di questi inquinanti e incentivare la loro rimozione dall’ambiente, trattandoli efficacemente prima che raggiungano, direttamente o indirettamente, il mare.

Il programma è composto dall’OBP Recycling Subprogram e dall’OBP Neutrality Subprogram.

Quanto l’Ocean Bound Plastic può essere facilmente riciclato, viene certificato dandogli un buon valore di mercato. In questo modo il riciclaggio viene incoraggiato.

Se invece l’OBP non è riciclabile per scopi commerciali, il programma interviene assegnando degli obiettivi di neutralità ambientale.

Rimediando all’abbandono dei rifiuti, le società e le organizzazioni possono ottenere dei crediti OBP. Si tratta di numeri di serie rilasciati per la raccolta e il trattamento di ogni kg di OBP, spendibili poi in diverse attività.

Incentivi per pescatori

Altro obiettivo del programma per ridurre gli OBP è quello di spingere verso l’adozione di incentivi per i pescatori. Come l’offerta di un rimborso economico per la consegna dei rifiuti prima che siano gettati in mare.

Lo stesso procedimento della Legge Salvamare, che ha però l’obiettivo di recuperare la plastica negli oceani, invece di intervenire alla fonte.

Recuperare la plastica negli oceani, iniziative di successo

Grazie al programma di certificazione Zero Plastic Oceans sono nate diverse iniziative di successo.

Come quella di Normacorc Ocean. Il primo tappo per il vino realizzato con ocean bond plastic raccolti in condizioni di lavoro eque e con criteri di recupero sostenibili.

In particolare, gli OBP sono intercettati in aree dove l’abbandono dei rifiuti è più massiccio come nelle regioni del sud-est asiatico.

A seguito della raccolta, la plastica viene ridotta allo stato di monomero, per poi essere lavorata come se fosse materiale vergine. Idonea per il contatto alimentare, dona al tappo la stessa consistenza e le prestazioni del sughero.

Normacorc Ocean è stato da poco lanciato in Italia, in collaborazione con la cantina italiana Donnfugata. Un piccolo passo per rendere i consumatori più consapevoli, sensibilizzandoli sull’importanza della raccolta differenziata.

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