L’organizzazione no profit Ocean Cleanup ha appena annunciato di aver recuperato dalle onde degli oceani 200.000 kg di rifiuti. Il problema dei rifiuti dispersi nei mari e negli oceani affligge ogni angolo del Pianeta.

Da decenni, ormai, i corsi d’acqua di tutto il mondo sono pieni di bottiglie, contenitori, buste, salviette, cotton fioc, cannucce, assorbenti e rifiuti inquinanti di altro genere – che hanno tutti un denominatore comune: sono costituiti in parte o esclusivamente da plastica.

La plastica, come sappiano, è un materiale derivante dal petrolio, che difficilmente può essere riciclato e che impiega secoli per decomporsi. Ma non solo: degradandosi nell’ambiente, rilascia pericolosissime particelle, dette microplastiche, che finiscono per essere ingerite dagli animali e anche da noi.

Eppure questo materiale continua a essere usato per produrre moltissimi oggetti che spesso hanno vita breve, e che finiscono nella spazzatura dopo poche ore di utilizzo.

Da oltre un decennio, Ocean Cleanup si occupa di trovare soluzioni concrete al problema della dispersione della plastica in mare, e l’importante traguardo appena raggiunto è esito di anni di impegno in questa direzione. Non senza accuse, critiche e molto scetticismo su questo progetto, che all’epoca del lancio fu definito “visionario” e “impossibile”.

BREAKING: 200,000 kg of plastic extracted from the Great Pacific Garbage Patch.

System 002/B has made its first extraction of 2023 – 6260 kg of plastic out of the GPGP, bringing us to an exciting milestone – together, we have cleaned up over 200,000 kg of plastic from the GPGP. pic.twitter.com/wkc0IAW3dl

— The Ocean Cleanup (@TheOceanCleanup) April 4, 2023

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La nascita di Ocean Cleanup

Era il 2011, quando un adolescente olandese di nome Boyan Slat si sorprese vedendo più sacchetti di plastica che pesci durante le sue immersioni subacquee, mentre era in vacanza in Grecia.

Da quel momento, il giovane studiò l’origine geografica della plastica, il trasporto di questo materiale inquinante grazie alle correnti oceaniche, la creazione di vere e proprie isole di plastica che galleggiano in mezzo agli oceani (la più grande delle quali è il Great Pacific Garbage Patch).

L’anno successivo, forte delle conoscenze acquisite in materia, Boyan tenne un discorso TEDx sulla necessità urgente di liberare gli oceani dalla plastica utilizzando la tecnologia. Quel discorso, divenuto virale grazie ai social, è ciò che gli ha permesso di fondare l’organizzazione Ocean Cleanup.

Dopo molti anni di ricerca e test, oggi l’organizzazione dispone di tecnologie efficaci che intercettano e bloccano i rifiuti plastici già nei fiumi, prima che questi possano raggiungere gli oceani, minacciando la sopravvivenza degli animali marini.

Ma non solo. Per raccogliere e rimuovere la plastica che già si trova negli oceani, gli attivisti dell’organizzazione hanno messo a punto barriere artificiali a forma di U che, come fossero una gigantesca rete, trascinano la plastica dispersa e la concentrano in appositi contenitori, sottraendola al moto delle onde.

L’obiettivo, ambizioso, è quello di riuscire a eliminare almeno il 90% dell’inquinamento da plastica galleggiante negli oceani di tutto il mondo entro il 2040.

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Fonte: The Ocean Cleanup

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